Caro Maurizio Costanzo, conta su di me. Ho letto sul Messaggero che non riesci a trovare una sola ragione decente per la programmazione del wrestling in tv pur spiegando che tu in generale bacchettone non sei.
I sostenitori del wrestling – in buona o cattiva fede – rispondono che la finzione è palese, e che è divertente: come se uno gli contestasse l’irregolarità dei combattimenti o il fatto che siano noiosi. Il problema col wrestling non esisterebbe – è solo una di molte stupidaggini televisive rappresentate da sgradevoli tontoloni – se non fosse che da un po’ di tempo in qua va fortissimo presso i bambini, che lo vivono come il superamento della distanza tra i supereroi e la vita vera, e non sanno capire che i supereroi avevano molto di istruttivo. Lungi da me avvicinarmi ai deliri del Moige o di simili presunti tutori dei valori familiari: ma qui il fatto non è che i bambini vedano cose che non sono destinate a loro. È che delle cose che li rendono cretini, violenti e affascinati da cialtroni variopinti – il cui successo è appunto preordinato e frutto di nessun impegno, talento o valore – a loro vengano deliberatamente e strumentalmente destinate. Strategia commerciale che culmina nella vendita delle figurine del wrestling – brutte, ma brutte: e te lo dice uno che ne ha viste, e che ha visto a suo tempo Antonio Inoki e André The Giant – che hanno sostituito del tutto i Pokemon. E le spacciano davanti alle scuole. Conta su di me: poi ce le suoneranno, come al solito, ma almeno gliele abbiamo cantate.
Vanity Fair
Catch my fall
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