Non guardarmi non ti sento

Ho capito che non ce la posso fare quando ho visto uno dei dibattiti prima del referendum (sapete, hanno fatto un referendum: lo segnalo a quei tre su quattro di voi che quel giorno lì avevano il golf). Insomma, ho visto questo dibattito e c’era uno di quegli onorevoli di Forza Italia fatti a forma di onorevole di Forza Italia che passano il tempo a dire con grande capacità retorica ed efficacia dialettica delle cose che sono balle colossali, ma sono così bravi che se uno non sta attento quasi ci crede. A sostenere la tesi avversa, quella più corretta, sensata e argomentata, c’era una senatrice della Margherita. Io ero d’accordo con lei, e le cose che diceva mi parevano giustissime. Ma ho capito che era inutile: non ce la posso fare a trovare sinceri quelli che guardano dentro la telecamera. C’è un’intervista, un talk-show, un dibattito, e loro invece di guardare l’interlocutore, guardano me a casa. Per capirsi, come fa Rutelli. Qualcuno deve avergli spiegato che se guardi le persone a casa, le persone a casa sono più contente. Magari è vero, per alcune persone a casa. Io invece ho questo tic per cui se uno guarda me invece di quello che gli ha fatto la domanda, intanto mi pare maleducato, ma poi mi puzza di demagogo ipocrita. Penso che se fosse qui con me prenderebbe in braccio la mia bambina e la vorrebbe baciare, e poi si farebbe fare una foto mentre mi stringe la mano e io avrei la faccia spaesata, e nella foto si vedrebbe.

Non ce la potevo fare a crederle, senatrice della Margherita. Solo l’onorevole di Forza Italia l’ha salvata

Vanity Fair

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