Ho spostato uno Strega

Ricevo la seguente, che racconta cose di cui non conosco l’attendibilità. Però dopo qualche ricerca scopro che riguarda il libro di Beppe Sebaste, di cui mi ero ocupato a suo tempo.

“Sono l’editore del libro che, per opinione ampiamente diffusa, potrebbe essere definito il più bello tra quelli presentati al Premio Strega di quest’anno. Sorprendentemente, però, lo scrutinio del 23 giugno a “casa Bellonci” lo ha escluso dalla cinquina dei finalisti, riconoscendogli solo 22 giudizi favorevoli sui circa 400 a disposizione della Giuria.

Fino a tre, quattro giorni prima dello scrutinio, il lavoro dell’autore e mio era stato confortato dalle dichiarazioni di molti votanti, nonché da voci provenienti dalla stessa Fondazione Bellonci, concordi nella certezza pressoché assoluta di un esito a noi favorevole.

Nelle ultimissime ore, invece, è avvenuto il disastro. Decine e decine di voti passavano dal nostro libro ad altri, mentre a me arrivavano telefonate di giurati che, avendo dapprima assicurato il necessario consenso al nostro libro, si ritrovavano ad essere letteralmente assediati non solo dagli uffici stampa, ma anche dai proprietari di alcune grandi case editrici che arrivavano ad evocare addirittura la “fine del Premio Strega”, qualora il loro libro non fosse stato promosso alla cinquina dei finalisti.

Io ho pubblicato un bellissimo libro, l’ho fatto partecipare ad un premio importante. Ho gareggiato nella maniera più pulita, onesta e trasparente. Non è facile affrontare giurati che, come unica giustificazione alla propria scelta, dichiarano di aver apprezzato un libro, ma di essere costretti a votarne un altro per “motivi di scuderia” (sic). O altri che, candidamente, ammettono di non saper nulla dei libri che la Fondazione ha loro inviato. O altri ancora che “quel” libro non l’hanno neanche ricevuto.

E non è facile capire il funzionamento reale di un Premio che, già in sede di presentazione, annuncia ufficiosamente la cinquina dei finalisti, per poi confermarla ufficialmente al termine di uno scrutinio che esprime le valutazioni di circa 400 (!) giurati.

Comunque, se il criterio selettivo deve essere questo, mi permetto di suggerire un piccolo consiglio a chi, tra i promotori, ha ancora la forza di ascoltare: tenete in piedi il Premio Strega, un’istituzione di cui l’editoria italiana non può fare a meno. Ma in parallelo organizzatene uno nuovo, altrettanto importante, per “il libro più bello”.

Roberto Parpaglioni

(Amministratore unico e Direttore editoriale di Quiritta)”

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