Reclinami questo

Caro Christian, a Milano c’è questa radio che si chiama Lifegate. Non so se trasmetta anche altrove, in Italia. È una radio con tutta una filosofia che si prende un po’ sul serio, ma di sicuro trasmette buona musica rispetto alla media delle radio. Io non la sento spesso, perché preferisco la radio dove lavoro, che è un’altra; ma ho scoperto un servizio di Lifegate che mi pare geniale. C’è un numero di telefono a cui tu mandi un SMS e ricevi una risposta automatica che ti indica titolo ed esecutore della canzone che stanno trasmettendo in quel momento.

Caro Luca, Howard Stern cioè il più controverso (si dice così, quando uno è un po’ stronzo) conduttore radiofonico d’America, ha lasciato il suo popolare talk show mattutino che fin qui è stato ospitato dalle stazioni di tutta l’America per sfuggire alla censura federale, un po’ come Diaco. Stern ha deciso di sbarcare sul satellite Sirius, un po’ come avrebbe dovuto fare Emilio Fede con Rete4. L’operazione gli frutterà 500 milioni di dollari e se gli riesce cambierà una seconda volta il mondo delle radio. Avrà a disposizione due interi canali ovvero 48 ore il giorno per dire parolacce, fare battute sulle lesbiche e raccontare la sua masturbatina serale che lo aiuta a prendere sonno.

Caro Christian, parlando ancora di buone idee editoriali, avevo pensato che qualcuno dovrebbe cominciare a dire pubblicamente – non solo tra gli addetti ai lavori – dell’unico grosso successo editoriale tra i giornali di questi anni. Ma mi ero detto che forse non sarebbe stato ben visto che io scrivessi qui di un giornale della concorrenza. Poi mi sono ricordato che non è della concorrenza: lo fanno al piano terra dello stesso palazzo in cui fanno – al sesto piano – GQ. Quindi casomai è una marchetta, e quelle sono ben viste. Ma insomma, sono usciti così tanti brutti giornali in questi ultimi anni, che averne uno fatto molto bene e che pure vende (le due cose raramente vanno assieme), è una notizia, qualcuno dovrà pur segnalarla. Anche perché è una cosa di cui tutti parlano, nelle redazioni: Vanity Fair italiano è diventato il newsmagazine da battere.

Caro Luca, è vero, anzi è verissimo. Vanity Fair è bello. Ti dirò di più: è l’unico newsmagazine italiano, non quello da battere, ché gli altri… vabbé lasciamo stare… Però, talking about Diaco, non solo Vanity Fair è della stessa scuderia di GQ, ma tu e io ci scriviamo pure. Che vuoi fare, provocarmi? E farmi dire che a breve uscirà un meraviglioso nuovo progetto editoriale ideato dalla mia fidanzata? No, Grazia.

Caro Christian, me la sono cercata. Passiamo a fenomeni editoriali che non ci riguardano nemmeno da lontano. Hai presente quella casa editrice tedesca che ha fatto il botto negli ultimi anni pubblicando centinaia di libri illustrati a prezzi stracciati? Si chiama Taschen: devono aver capito che sugli alti costi di riproduzione delle immagini si può risparmiare stampando grandi tirature e trovando archivi a buon prezzo. E hanno avuto ragione. Adesso ne arriva un’altra, tedesca anche questa, che si chiama teNeues: i loro prezzi sono un po’ più alti, ma pubblicano bei libroni fotografici da esibire in soggiorno (quelli che si chiamano “coffee table books”) e guide di locali fighetti in giro per il mondo (anche di Roma e Milano: e scopro di conoscerne a malapena un paio). Ma il mio preferito è “Airline design”, una rassegna del design di aereoporti, aeroplani e interni aerei. Io, lo sai, odio i sedili reclinabili: soprattutto se quello che reclina è davanti a me.

Caro Luca, in America è cominciata la quinta serie di 24. In Italia non è ancora stata trasmessa la quarta eppure sento ancora qualcuno urlare contro i danni della globalizzazione. Magari ce ne fosse di più. Comunque si può ordinare su Amazon il cofanetto della quarta serie, appena pubblicato. Tu l’avrai visto con le solite pratiche illegali, lo so. Il mio giudizio è questo: ogni singola puntata di 24 contiene più idee dell’intera produzione televisiva italiana degli ultimi venti anni, ma per quanto avvincente come al solito questa quarta edizione mi sembra una specie di lato b della terza. Due dei personaggi sono interpretati dal marito ebreo di Charlotte in Sex & the City e dalla ragazzetta che scopre le gioie di Saffo in The L-Word. La quinta inizia con un Jack Bauer braccato e con i capelli lunghi come ai bei tempi in cui si divideva tra Laura Antonelli e Monica Guerritore nel capolavoro La Venexiana.

GQ

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