Fate il caso di dover spiegare rapidamente a uno straniero cos’è la Rai. Dico di più, fate il caso di dover spiegare cos’è l’Italia, in pochi secondi. Sembra un compito impossibile e anche un po’ assurdo, troppo vago. Ma qui arriva la forza della televisione.

Domenica, 9 luglio. La finale di Coppa del Mondo è finita da qualche minuto. Siamo ubriachi delle immagini dei giocatori in festa in mezzo al campo, e li guarderemmo ancora per ore. Ma alla fine, sono rientrati negli spogliatoi e daremmo chissà cosa per vederli ancora, per sentirli, in questo momento. RaiUno, in questo momento, riesce a portare Lippi e Buffon davanti alle telecamere, in diretta. Amedeo Goria intervista Lippi, e siamo ipnotizzati, qualsiasi cosa dica. Sono le prime parole dei campioni del mondo. Lippi finisce, e Goria si rivolge a Buffon, il portiere battuto solo da un autogol e un rigore, il portiere campione del mondo. Ma Mazzocchi interrompe Goria e gli dice che devono dare la linea al telegiornale. Dannazione. Il telegiornale è il telegiornale, ma insomma. Pochi secondi, che sarebbe mai stato? Pochi secondi, ci sono, aggiunge Mazzocchi, ma prima del tiggì bisogna assolutamente dare la linea a un altro inviato, pochi metri più in là. E così, viene segato Buffon, che aveva aspettato finora piuttosto che precipitarsi a festeggiare con i suoi. Viene segato perché bisogna intervistare il ministro Mastella, materializzatosi nei sotterranei dello stadio di Berlino, che dichiara che è stata una grande Italia, cose così.

Questa è la Rai. Questa è l’Italia. Potenza della tivù.

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