Non vedo la televisione da dieci giorni. Niente di niente. Non è perché mi trovi in vacanza, in situazioni escluse dal segnale o private di apparecchi. No. C’è un televisore, di là. È che non lo accendo da dieci giorni. Non è capitato.
Vi direi che si sopravvive benissimo, e che anzi non me n’ero neanche accorto prima di dispormi a scrivere questa rubrica, oggi. Ma non voglio fare la parte di quelli che io-la-televisione-non-la-guardo. Io la guardo poco, ma quando la guardo mi piace, guardarla. Il punto non è che la televisione sia noiosa o i programmi mediocri: non lo è più della programmazione cinematografica estiva, per esempio. O di quella radiofonica. È che forse potrebbe diventare superflua (soprattutto a mondiali finiti): come il cinema, come la radio. Ininfluente.
Certo, forse l’accenderei più spesso se non avessi una notevole frequenza con internet. Se avessi bisogno di sapere cosa succede nel mondo, e volessi fidarmi di quello che mi dice la tele. Ma lo so, e con maggiore aggiornamento e affidabilità, grazie al web. Sapete tutte quelle ricerche che dicono che internet sta superando i media tradizionali come fonte di informazioni? Ecco.
Insomma, magari sono un caso isolato, un terzismo d’avanguardia. E supero le perplessità sul senso di questa rubrica, ricordandomi dei molti studiosi del futile nelle nostre società. Ma mi sto facendo questa idea. La tivù non è né bella né brutta. È superflua.
Vanity Fair
La tv, forse
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