Scrivere storie di sport è il sogno di qualsiasi giornalista appassionato di letteratura: nelle storie di sport il romanzo è già bell’e fatto, ci sono avventure, eroismi, battaglie, passioni, imprevisti, trionfi e sfortune. L’autore, il giornalista, deve solo raccoglierle, raccontarle, esaltarsi dell’esserne tramite e ospite per i lettori, godere di viverle nel racconto. Anni fa scrissi della straordinaria e sfortunata storia del giocatore di basket sudanese Manute Bol, e anche di quella poco nota di noi del grande prima base Lou Gehrig, che diede suo malgrado il nome al morbo di Gehrig: e ancora sono tra le due cose a cui sono più affezionato.
Simona Ercolani è andata a cercarsi questa passione decine e decine di volte, per il suo programma Sfide, che va in onda da otto anni. Ora ha raccolto quelle storie in un libro, scrivendole con la semplicità e il candore dei protagonisti che le raccontano in prima persona. Sono storie fantastiche, che lasciano a bocca aperta e con in testa la domanda possibile che non lo sapessi?. Non sapevo di Slobodan Jankovic, che distrusse la sua vita sbattendo volutamente la testa contro la base di un canestro, in collera con l’arbitro. Non sapevo che Jacques Anquetil, mito del ciclismo, aveva avuto una figlia dalla sua figliastra e un figlio da sua nuora. Non sapevo della storia vincente di Toni Sailer, il primo a vincere le tre medaglie di sci alpino alle Olimpiadi (a ventun anni, a Cortina), per poi votarsi alle attività più varie, fino a rischiare di diventare sindaco di Kitzb
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