Sofri, quello anziano: “Abbiamo altri dati iperbolici sull’indulto. Bisogna riconoscere che vanno molto al di là delle previsioni e delle aspettative di tutti, e certo delle mie. Ma gli interrogativi restano gli stessi, solo più forti e sconcertati. Si dice che le condanne con pene inferiori ai tre anni coprivano già più del 90 per cento. Ma c’era o non c’era una legge che consentiva di evitare il carcere in cambio di pene alternative per le condanne inferiori ai tre anni? E allora come mai le galere si sono riempite a quel punto? A Milano il 93 per cento dei processi in tribunale (il 95 di quelli davanti al Gip) sarà reso vano perché coperto da indulto. A Torino, sempre secondo le notizie dei magistrati al Csm, riferite da Liana Milella su Repubblica, sarà coperto da indulto il 99 per cento dei processi. A Palermo il 97. E così via. Dunque è questa la criminalità in Italia? E senza indulto, tutti quegli imminenti condannati sotto i tre anni avrebbero potuto o no usufruire delle pene alternative? E se no, perché? E ancora: tutti quelli che sanno di che cosa si parla, magistrati in testa — ndipendentemente dal loro animo più o meno progressista, più o meno compassionevole – dichiarano che l’amnistia sarebbe il necessario complemento dell’indulto, risparmierebbe l’intasamento inutile dei tribunali, permetterebbe di smaltire un arretrato schiacciante. Non solo non aggraverebbe i presunti rischi negativi dell’indulto, ma li sventerebbe o attenuerebbe. Nonostante ciò, si dà per scontato che non si possa, per non farsi fischiare dalla folla. L’amnistia complementare all’indulto è una delle misure di fatto necessarie alla riforma di diritto della giustizia, l’abbandono di leggi esiziali e la riforma del codice cui sta lavorando la commissione coordinata da Giuliano Pisapia. I nemici dell’indulto protestano forte perché è stato deliberato senza integrarlo con le misure necessarie, e griderebbero come galline spennate solo a sentir nominare l’amnistia, che è di quelle misure, anzi, se i dati clamorosi degli uffici giudiziari vanno presi sul serio, la più ovvia e di buon senso. Dunque una politica lungimirante e lucida non ha che da inventare un altro nome per l’amnistia, non so, atarassia, oppure folgaria, e varare l’atarassia, o la folgaria – o un’altra cosa, nominata a piacere. Così, tanto per far celebrare ai tribunali italiani nei prossimi anni l’1 o il 3 o tutt’al più il 7 per cento dei processi: dei quali una certa quota finirà con assoluzioni. Sarà quasi un paese normale, no?”
Il Foglio
Un paese normale
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