Ho in animo di scrivere una cosa da molto, ed è una cosa che avrebbe bisogno di tempo e spazio per non sembrare troppo banale, brusca e demagogica. Ma ogni giorno non trovo il tempo per occupare lo spazio, e così, spazientito come ogni giorno dopo la lettura dei giornali, la metto giù banale, brusca e demagogica. Poi vediamo.
Se ne devono andare. Quando Fassino dice “bisogna cambiare rotta”, quando Bersani dice “più coraggio sulle riforme”, quando D’Alema dice che ci vuole il Partito Democratico, quando Prodi dice qualsiasi cosa, they-miss-the-point. Entirely. Il punto è che la rotta, le riforme, il partito democratico, non li possono fare loro. Il problema sono loro: il problema è la definitiva distanza delle élites politiche italiane non solo dal paese, ma dal mondo. E dalla dignità del loro ruolo. E non lo dico nel senso comune, per cui si dice “sono lontani dal paese” e si intende che il paese non li ama e loro se ne fregano. Sono proprio altro: sono un’altra cosa. Sono il piede italiano nella fossa del passato e della catastrofe sociale e culturale in cui ci siamo infilati. Vogliono fare qualcosa per il paese, seriamente? Se ne andassero: non lo dico da indignato rancoroso, lo dico da lungimirante e pianificatore affezionato a che le cose migliorino. Se ne andassero ragionatamente, chiamando rapidamente qualcuno a occuparsi delle cose che lasciano, spiegandogli dove sono le chiavi di casa, e appena concluse le operazioni di trasferimento delle responsabilità a qualcuno che viva nel mondo, vadano al cinema e quando tornano chiedano se c’è qualcosa che possono fare per aiutare. Basta.
Fassino è preoccupato davvero? Chiami cinquanta persone in gamba sotto i cinquanta e soprattutto sotto i quaranta e dica loro “volete occuparvi dei DS? è un buon partito, importante, ma ha bisogno di qualcuno che abbia una relazione con l’espressione tempi moderni. Una volta cercavamo di capirli, i tempi, adesso sono loro che cercando di capire noi”. Si legga un giornale italiano, Fassino, e si dica se tra ciò che la politica italiana mostra di sé e il lavoro della classe politica si possa escludere una relazione. Non sarà diretta, la questione sarà complessa, ognuno avrà diverse colpe (compresi noi elettori): ma se il malato non guarisce, si cambia il medico. E se il medico si affanna a dire “no, scusate, ora ho capito, so come devo fare, è stata solo una distrazione”, gli si mette una mano sulla spalla, lo si ringrazia per il lavoro fatto, gli si offre un cicchetto. E si cambia il medico. Vi abbiamo pure votati, ci abbiamo provato: ma siete un caso disperato.
Ecco, l’ho detta: brusca, banale e demagogica.
Siete il problema, non la soluzione
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