Fly me to the moon

Il settimanale americano Newsweek ha dedicato la copertina alla nuova “età spaziale” e ai vari progetti per tornare sulla luna da parte di diverse missioni internazionali. La luna è tornata di moda, questa volta non per ambizioni simboliche o militari ma per la possibilità che conservi e fornisca nuove fonti energetiche. Ci vogliono andare gli americani, i russi, i cinesi, gli indiani e gli europei, se ce la fanno. Quando i primi americani scesero sulla luna nel 1969 fu un evento televisivo a oggi imbattuto, prima ancora che storico. Tanto che ancora prosperano le teorie complottarde per cui in realtà quello sbarco non sarebbe mai avvenuto ma sarebbe stato simulato per mostrarlo al pubblico internazionale. C’è un bellissimo film con Elliott Gould che si chiama “Capricorn One”, che immagina sia avvenuto esattamente questo: la NASA, a corto di fondi e con problemi tecnici dell’ultimo minuto, mette in scena un falso sbarco su Marte da trasmettere in tivù. Con internet, la teoria è tornata a circolare intensamente, malgrado sia palesemente assurda e confutata in mille occasioni. Con le nuove missioni, vedrete che nasceranno anche nuove dietrologie. Per queste e per tutte le teorie deliranti sull’11 settembre eccetera, la miglior risposta fu quella di Buzz Aldrin, uno dei tre del 1969. Aldrin era perseguitato da un uomo che negava l’allunaggio e pretendeva che gli astronauti giurassero sulla bibbia che fosse avvenuto davvero. Una volta, il tipo lo aspettò in un parcheggio e agitando una bibbia gli diede del bugiardo e del codardo. Aldrin aveva 72 anni. Gli mollò un pugno in faccia e lo stese

Gazzetta dello Sport

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