“Lo confesso: ho giocato con la playstation”

David Cameron e Barack Obama sono i due nuovi personaggi della politica occidentale più interessanti di questi anni. Hanno in comune la mezza età (definirli giovani, a quarant’anni, è un tic a cui dovremmo cercare di sottraci), una forza comunicativa di grande fascino presso i mass-media, e l’essere rapidamente diventati candidati credibili a due dei posti di potere più rilevanti del mondo.

Del nero Barack Obama e della sua neonata campagna per la presidenza americana si è parlato molto in questi giorni. David Cameron ha avuto il suo momento di gloria l’anno scorso, quando una scelta coraggiosissima l’ha messo alla guida del disperato partito conservatore britannico e in poche settimane è diventato il favorito alle prossime elezioni (soprattutto se i rivali del partito labourista non usciranno dalla crisi di questi ultimi tempi con Tony Blair al governo). Da due giorni Cameron è in una tempesta, a cui già era sfuggito l’anno scorso: una biografia racconta di una sua sospensione scolastica per aver fumato marijuana, a quindici anni (altra cosa in comune con Obama, che raccontò anni fa di aver provato da giovane sia le canne che la cocaina: ma per metterlo in croce i suoi rivali aspettano il momento giusto). La Gran Bretagna è un posto moderno ed evoluto che mette in mano a un 39enne di larghe vedute uno dei suoi due partiti maggiori, o una nazione di bigotti moralisti che si scandalizza se un quindicenne si fa una canna? Gli elettori non sembrano così turbati, e Cameron ha rifiutato di parlarne o negare: “sono fatti miei, e sono fatti passati”.

“A quindici anni la maggior parte dei ragazzi inglesi ha fumato qualcosa di illecito”, ha commentato il Guardian, quotidiano vicino al Labour ma che si è così smarcato dal settore più incline alla predica: quello di tv e giornali.

La Gazzetta dello sport

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