Dunque

Sofri, quello anziano: “Dunque: a Bologna, patrocinato dal Comune, si svolgerà da sabato a lunedì un convegno sull’ebraismo oggi. Alcuni mesi fa fui invitato a partecipare alla tavola rotonda conclusiva del convegno. Spiegai che avrei accettato volentieri, ma che non ero fisicamente padrone del mio futuro. Alla data prevista avrei potuto essere malconcio in salute, o rientrato in galera. Non sono ancora rientrato in galera, e la salute va così e così, dunque, salve complicazioni, ho potuto confermare che avrei partecipato al convegno. Gli unici che potrebbero chiedermi di rinunciare sono coloro che mi hanno invitato. Succede invece che ieri un ragguardevole schieramento di esponenti politici bolognesi abbia deciso di denunciare lo scandalo della mia partecipazione. Ho letto con attenzione i resoconti dei loro allarmi. Il capogruppo bolognese di Forza Italia considera “inopportuna e improvvida” la mia presenza, “per il clima che si respira in città”. Non so che clima si respiri in città, ma non ha a che fare con me. Il capogruppo di Forza Italia si sbaglia, e tutt’al più rischia di fomentare in città un clima improvvido ai miei danni. A sua volta, il vicecapogruppo in Comune di Alleanza nazionale trova inquietante che io “vada in giro a parlare di ebraismo, non si sa a che titolo, specie a Bologna”, e cioè “la città di Biagi” e “alla luce di quello che sta venendo a galla in questi giorni”. Sbaglia anche lui, di grosso. Io potrei andare qua e là a parlare di Michelangelo e del lago Baikal, secondo le vigenti leggi, e nessuno dovrebbe inquietarsene: nel nostro caso, non andrei in giro, ma all’Archiginnasio bolognese, a parlare di ebraismo, con titoli abbastanza scadenti, ma non sindacabili dal vicecapogruppo di An, e l’allusione alla “città di Biagi” è un vergognoso insulto, e l’allusione a “quello che sta venendo a galla” è una vergognosa idiozia. Il dirigente di An piazza poi una battuta folgorante, avendo io per fratello il presidente del Consiglio comunale della città: “Io da cristiano dico che anche Caino e Abele erano fratelli”. Roba forte. Infine egli conclude che “il fatto che Adriano Sofri sia stato il mandante morale di vari omicidi è una cosa conclamata”: frase che passa di corsa al mio bravo avvocato bolognese. Tocca ora al capogruppo in Regione della Lega nord, anche lui roba da avvocati, dato che mi chiama “un ex brigatista”, ma precisando, con una imprevedibile indulgenza: “Seppur amnistiato”. Naturalmente, vedo bene che questi assalti, e i prossimi, e gli altri mossi nei giorni scorsi, prendono a pretesto la lettera che l’on. Olga D’Antona ha indirizzato a Piero Fassino, protestando contro la mia partecipazione a un dibattito romano sul Partito democratico. Quella lettera mi è dispiaciuta molto e mi ha offeso, ma questi sono sentimenti che riguardano solo me. L’intenzione di mettermi a tacere o di decidere dei miei movimenti è un’altra cosa. L’ultimo dei miei desideri è di rendere più difficile un mestiere già difficilissimo, al segretario dei Ds o al sindaco di Bologna o a chiunque altri si voglia, attraverso me, colpire. Però io sono un uomo libero”

Il Foglio

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