Voi direte: anch’io ho dato delle regole ai bambini, ma non è che ho convocato una conferenza stampa. Per chiedere che tornassero a casa per ora di cena, non sono andato in diretta al Tg5.

Invece la notizia di ieri era che Bill Gates aveva comunicato pubblicamente di aver imposto alla sua bambina di 10 anni un massimo di 45 minuti quotidiani davanti al computer (a casa mia è un’ora, assai violata, ma con deroghe nel weekend, se volete un altro dato). Naturalmente la notizia c’era, e i quotidiani l’hanno ripresa ampiamente: l’uomo che incarna in se stesso l’epoca dei computer, e che è uno dei maggiori responsabili del tempo che passiamo davanti a video e tastiere, a casa sua limita decisamente questo tempo. Se la stessa regola dei tre quarti d’ora valesse per tutto il mondo, il capitale dello stesso Gates sarebbe assai più limitato. Ma si sa che l’uomo ha anche grandi buone intenzioni, manifestate soprattutto attraverso straordinari investimenti in beneficenza, e quindi gli si può attribuire il desiderio di dare un buon esempio, anche a scapito suo.

Oppure, si può pensare malignamente – come hanno fatto alcuni – che il fatto che Gates abbia spiegato la norma familiare raccontando che la bambina va matta per questo fantastico gioco della consolle Xbox (di Microsoft) che si chiama “Viva Pinata” (uscito poche settimane fa), e che ci passava ore e ore, non sia un caso. Come non lo sarebbe il suo aver citato i filtri del nuovo sistema operativo Vista a protezione dei bambini.

Ma noi vogliamo pensare di sì.

Gazzetta dello Sport