This is my country/3

Venerdì a Ottoemmezzo, Berlusconi, incalzato da Ritanna Armeni, ha di fatto spiegato che le elezioni anticipate non le può chiedere perché i suoi parlamentari non ne vogliono sapere di rischiare il posto. Oggi Sebastiano Messina la spiega meglio:

“La legislatura, per il momento, è salva. Ma fino a quando? C’è una data che tutti i parlamentari conoscono a memoria, anche se si guardano bene dal parlarne in pubblico: mercoledì 29 ottobre 2008.

Perché proprio quel giorno? Perché quella è la data in cui si compiranno i due anni, sei mesi e un giorno che faranno scattare il diritto alla ricca pensione parlamentare per i deputati e i senatori che l’anno scorso sono stati eletti per la prima volta, e che perderebbero ogni diritto previdenziale se Napolitano sciogliesse le Camere anche solo una settimana prima.

Non è una faccenducola di poco conto. Superato quel traguardo, ciascun parlamentare di prima nomina maturerà il diritto a un assegno vitalizio di 3108 euro. Certo, dovrà versare di tasca propria i contributi che mancano per raggiungere i cinque anni della legislatura piena, e probabilmente gli toccherà aspettare di compiere i 65 anni prima di incassare la sua pensione parlamentare, ma ne vale comunque la pena: 3108 euro sono una cifra di gran lunga superiore a quella che riscuote un italiano medio dopo aver versato 40 anni di contributi previdenziali, e l’assegno si rivaluta ogni anno perché è agganciato all’indennità parlamentare. Anche i deputati e i senatori che hanno almeno un’altra legislatura alle spalle hanno tutto l’interesse (economico, si capisce) ad allontanare il più possibile lo scioglimento delle Camere, ma mentre loro possono comunque aggiungere anche un solo giorno di mandato al periodo già maturato in passato, i neoeletti non possono vantare alcun diritto se non superano la boa di metà legislatura.

La questione riguarda un gruppo assai folto di peones: solo a Montecitorio i neoeletti sono 266, ai quali bisogna aggiungere i 115 di Palazzo Madama. In tutto fanno 381, una cifra ampiamente superiore al numero dei membri del Senato. E’ umanamente comprensibile che questi 381 neoeletti aspirino ad aggiungersi, prima o poi, all’esercito di 1377 ex deputati e 861 ex senatori che oggi incassano ogni mese il generoso assegno vitalizio corrisposto dal Parlamento. Non lo dichiareranno mai – non è elegante e non sarebbe politicamente corretto – ma pochi di loro accetteranno di tornarsene a casa prima di aver raggiunto il traguardo dei due anni, sei mesi e un giorno. Berlusconi – uno dei pochi che non pensano né alla pensione né al vitalizio – farebbe dunque bene a rinunciare a ogni speranza di scioglimento anticipato. Almeno fino al 29 ottobre 2008″

Repubblica

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