“Borat”, il film, è infine uscito in Italia: con molto ritardo rispetto ad altri paesi dove era stato un fenomeno l’anno scorso, ma con lo stesso successo. Borat è il nome del protagonista di un falso documentario, in cui il comico inglese Sacha Baron Cohen finge di essere un giornalista del Khazakhstan in visita negli Stati Uniti per conoscere il paese, creando così spettacolari e imbarazzanti conflitti tra la cultura locale e la sua.
Le ragioni del successo del film sono molte, riassumibili in una: è un film in cui spettatori molto diversi trovano ragioni molto diverse per divertirsi. Il pubblico abituato ai film comici un po’ grevi si ammazza dal ridere quando il protagonista adotta costumi di insuperabile volgarità spacciandoli come tipici della sua terra. Il pubblico più acuto coglie l’ironia nel disegnare alcune assurdità delle nostre società occidentali. Gli antiamericani vi vedono una satira contro l’America, i filoamericani notano il formidabile garbo e la condiscendenza con cui gli eccessi di Borat vengono accolti in nome della tolleranza per il diverso. Lo spettatore democratico ride di come sia presa in giro e resa caricatura la figura del razzista ignorante, mentre lo spettatore più ignorante non si accorge che è una presa in giro e ride delle battute razziste. Potrebbe non piacere solo a dei bacchettoni che lo prendessero sul serio e a cui sfuggisse l’ironia.
Infatti, ha ricevuto molte critiche.