Perché Marino è andato a confessare ai carabinieri?
A questa domanda mio padre risponde, e spiega tutto, che sono i carabinieri ad essere andati da Marino e non viceversa. Il che mi pare esaurisca la richiesta della domanda. La vera domanda è dunque perché i carabinieri sono andati da Marino, domanda di risposta meno facile ma decisamente più immaginabile della prima. Vi basti pensare che nel travaglio del pentimento di cui lui e il suo avvocato parlano, Marino trovava ancora il tempo per le ultime rapine. Sui giornali si parla poi di persone che lo hanno consigliato, o di debiti improvvisamente saldati all’indomani della confessione, ma queste sono cose che non so provare.
Come fate a dire queste cose?
Ce le hanno dette i carabinieri. Non sto scherzando. Durante il processo di primo grado qualcuno aveva parlato di persone che pedinavano e minacciavano Marino, e si insinuò che fossero i suoi ex compagni. Incuriosito da questa traccia il giudice Minale interrogò il parroco di Bocca di Magra, dove Marino vive e lavora. Il quale parroco raccontò che sì, aveva visto persone sospette in giro ben prima del giorno in cui Marino si era costituito. Andato a informarsi, queste persone gli avevano mostrato un tesserino dei carabinieri. Non male come colpo di scena, direte voi, e lo pensammo tutti. Convocati in aula, tra mille esitazioni, esponenti via via sempre più importanti dell’Arma dei Carabinieri ammisero che Marino passava le sue nottate a parlare con loro in una caserma da diciassette giorni prima della sua “confessione” ufficiale, senza che niente fosse stato verbalizzato. Non ci poteva credere nemmeno il giudice. I carabinieri sostennero di essere stati consegnati al silenzio dai magistrati che avevano curato l’istruttoria; Marino, rimproverato dal giudice per aver fino ad allora mentito, disse “Era il mio primo giorno di interrogatorio, ero emozionato”
Oneri per i nipoti/1
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