Poi uno può essersi munito di tutto lo scetticismo del mondo, può aver letto tutte le seconde recensioni del mondo (le prime sono accecate, impazzite d’entusiasmo, inattendibili), e anche le terze, e le quarte, può aver pensato che lui non ha davvero bisogno di tutto questo, e può metterci tutto lo scaltro cinismo dell’esperto di nuove tecnologie, che gli suggerisce che le cose nuove poi non funzionano mai bene come dovrebbero. Uno può essersi fatto convincere da quelli che gli dicono che sotto tutte le pailettes e il modaiolismo ci sono funzioni già disponibili su altri apparecchi, e può persino essersi lasciato infastidire dall’eccitazione generale, persino se lui stesso si è eccitato assai altre volte.
Eppure, malgrado tutte queste cautele e precauzioni (stavolta non ci casco, stavolta state esagerando), quell’uno poi un giorno si trova per le mani questo benedetto iPhone di Apple, e si diverte come un bambino. Almeno questo è successo a me.
Come sapete, dopo il grande battage, Apple ha presentato da qualche mese il suo primo telefono: e lo ha messo in vendita pochi giorni fa negli Stati Uniti. In Europa arriverà quando si saranno fatti gli accordi con i fornitori telefonici locali: in Telecom sono già aggressivamente al lavoro, ma temono l’inclinazione di Apple a lavorare con i fornitori americani. La grande rivoluzione sta in un apparecchio che non solo mette assieme tutte le funzioni ormai presenti nei telefonini più futuristici, ma le restituisce dentro un guscio confezionato da una delle più amate e ammirate società tecnologiche del mondo: quindi stiamo parlando di un iPod che telefona, o di un Mac piccolissimo, o di queste e altre cose assieme.
I primi cinque minuti sono ipnotici: lo schermo che ruota se vi girate l’iPhone tra le mani, la tastiera su schermo (non infallibile, ma lo stesso impressionante), la visibilità delle pagine web piuttosto imparagonabile con quella di altri apparecchi, e l’interfaccia che gestisce gli mp3 che è quella imbattibile dell’iPod.
Certo, per dire se è un oggetto indispensabile ci vorrebbe un uso sbadato di qualche settimana. Il vostro inviato ci ha giocato mezz’ora in stato di dipendenza: prendete il mio giudizio con le molle e con la scaltrezza che pensavo di avere io, prima.
Gazzetta dello Sport
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