La lunga estate calda

Se dovessi scegliere un solo momento in cui guardare la televisione, sacrificherei serenamente ogni fascia oraria, ogni giorno della settimana, ogni periodo dell’anno: non perché non sia bello guardare la televisione, ma se ne fa benissimo a meno, dovendo. E però ci sono due eccezioni particolari: guardare i soliti vecchi film a natale (anche se la programmazione delle feste è stata assai contaminata da fesserie varie) e guardare la tv al pomeriggio, d’estate.

D’estate, al pomeriggio, si ciondola per casa sottraendosi al caldo. Ci si impigrisce, ci si butta sul divano. E si accende la tv. C’è una penombra confortevole, perché le persiane sono chiuse, sempre per via del caldo: ma da fuori, con i vetri aperti, arrivano i rumori della strada. Si forma un pastone atmosferico ipnotico che inclina alla pennichella, cullata dalle voci di certi vecchi film. Il problema, ancora, è trovare i vecchi film. Oggi ho dovuto addormentarmi – e risvegliarmi – davanti a Incantesimo, una delle cose peggio recitate che mi sia mai capitato di vedere. Voi direte che tanto dormivo, ma no, non è la stessa cosa: uno si sveglia di malumore. Bisognerebbe addormentarsi guardando “Adua e le compagne”, d’estate.

Vanity Fair

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