Non è la tv che è morta, siamo noi

Sull’onda dell’illuminante parere del professor Veronesi per cui in futuro saremo tutti bisessuali, questa rubrica si incarica di un’analisi su quanto la tv peserà ancora sui comportamenti umani del futuro – diciamo nel 2100 – disegnando alcuni scenari plausibili.

Nel 2100, malgrado la crescita di tecnologie sempre più innovative, sarà ancora la tv a dominare e orientare i meccanismi sociali. Nel 2100 potrà capitare che a seguito del sanguinoso assassinio di una ragazza, le sue due cugine diffondano un fotomontaggio che le ritrrae assieme alla morta per apparire in televisione, nelle cronache dell’omicidio.

Nel 2100 uno dei più spregiudicati direttori di giornali scandalistici americani (saremo tutti bisessuali ma leggeremo ancora i giornali scandalistici) si fratturerà diverse costole andando a sbattere con il suo veicolo elettrico basculante alla vigilia della serata finale del reality televisivo di cui è giudice.

Nel 2100 i movimenti di fanatici integralisti impediranno la trasmissione dei film di Stanley Kubrick in prima serata.

Nel 2100 la Rai darà una direzione di rete a Giovanni Minoli.

(Come sanno i più attenti di voi, tutti gli scenari si sono verificati già nel 2007: fuorché l’ultimo).

Vanity Fair

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