Untori (Le notizie che non lo erano)

Ieri La Stampa dedicava due pagine totalmente acritiche alla ripresa di una vecchissima leggenda. Quella per cui zingari o ladri avrebbero un codice di segni da apporre sulle case da rapinare per comunicare con i loro complici o “colleghi” ladri. La storia è vecchia come il mondo, e molti l’hanno studiata trovandone varianti fino a un secolo fa e in molti paesi del mondo. Fra i tratti tipici della leggenda ci sono lo svelamento di un linguaggio segreto, l’individuazione di un complotto e di un disegno articolato al posto di singoli atti indipendenti e spontanei, la figura dell’untore che ci contamina a nostra insaputa. La storia manca del tutto di logica: non si capisce perché ci sia bisogno di farsi notare segnando le case piuttosto che comunicando le cose a voce, né perché i ladri debbano passarsi gli obiettivi con un unico linguaggio universale. Ma le recenti storie di cronaca danno nuove chances all’accecamento logico che ci colpisce in questi casi e approfitta delle nostre paure, elaborando episodi in cui qualcuno ha disegnato qualcosa su un muro, o va’ a sapere cosa. In inchieste più approfondite di quella pubblicata dalla Stampa, le stesse forze di polizia si dividono tra chi nega ogni fondamento alla storia e chi riferisce che dei casi ci sono stati. Fosse anche così, un po’ più di equilibrio e di attenzione a non trasformare una vecchia credenza studiata dagli antropologi in terrorismo giornalistico (con linguaggio da film di zombies e allusione finale a “chi muore soffocato da un bavaglio”), gioverebbe.

Qualche giorno fa il sito del Corriere ha degnato di plausibilità l’ipotesi contenuta in un romanzo americano per cui Saddam Hussein sarebbe stato figlio di Adolf Hitler. Il romanzo è di quelli pubblicati a spese dell’autore, non esiste su Amazon, e se lo cercate su Google non raggiunge i dieci risultati: eccettuati i siti italiani che hanno ripreso la “notizia” dal Corriere.

Gazzetta dello Sport

p.s. ieri, dopo aver parlato di queste cose a Condor, sono arrivati un paio di commenti al blog che ne sostenevano il fondamento. Li metto a verbale, ma per la mia cauta opinione ricadono dentro gli episodi a cui ho alluso qui

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