Le lacrime che non lo erano

I titoli su “Hillary in lacrime” erano su tutti i giornali, e all’indomani della sua vittoria nelle primarie del New Hampshire quelle lacrime sono entrate anche in centinaia di commenti ed editoriali per spiegare quella rimonta. Addirittura, un articolo in prima pagina su Repubblica parlava diella Clinton “scoppiata pubblicamente a piangere” e “in singhiozzi”. Il video di quel momento lo può vedere chiunque su internet: Hillary Clinton non piange. Nè una sola lacrima le scende dagli occhi. Al massimo, occhi lucidi e qualche momento di groppo in gola. Una grande dolcezza e ricerca di complicità: e orgoglio, emozione, stanchezza, passione.

Ma i falsi titoli che abbiamo letto, quelli sul pianto e sulla donna “in lacrime”, la suggerivano in un momento di disperazione, lasciando credere che i sondaggi a suo sfavore stessero per farla crollare.

La mistificazione è doppiamente affascinante. Perché se Hillary non ha pianto, e lacrime non ci sono state, la tesi per cui il suo pianto e le sue lacrime l’avrebbero aiutata a vincere è campata in aria: oppure è vera, ma nel senso che è stata aiutata dai giornali che hanno raccontato una cosa che non è successa.

Poi si potrebbe riflettere sulla fascinazione del giornalismo contemporaneo per le lacrime dei personaggi pubblici, come elemento che li umanizza. Leggiamo ogni settimana di politici piangenti (ieri di nuovo Bush “in lacrime” in Israele), ma spesso non è mai successo. I giornali americani con qualche scrupolo in più hanno scritto che la Clinton aveva gli “occhi velati” o era “quasi in lacrime”.

Una cosa è certa: malgrado fosse facilissimo da fare, quasi nessuno dei commentatori, titolisti e giornalisti che se ne sono occupati è andato a guardarsi la scena reale. È la politica internazionale per sentito dire.

Gazzetta dello Sport

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro