Ancora sul futuro del PD, visto da Pisa

LA NAZIONE, domenica 13 gennaio

Fontanelli, una vittoria di Pirro

Infuocate assemblee a Riglione e al Cep per contestare la decisione di non fare le primarie

INFUOCATE assemblee cittadine del novello popolo Pd che si sente «tradito». C’è poco da fare: la decisione di candidare Marco Filippeschi, presa dentro le segreterie del partito e con l’accordo dei soli vertici, resta «indigesto» alla maggior parte della base. Qualcuno avrebbe preferito il giovane Roberto Cerreto. Altri, e sono molti, puntavano direttamente sull’assessore all’urbanistica Giuseppe Sardu. Ma soprattutto tutti (o quasi) volevano le primarie di partito, vale a dire quella possibilità di scelta e di partecipazione da tempo promessa e sfumata nel nulla. Ma non era stato proprio il sindaco Fontanelli a dire pubblicamente che il prossimo sindaco di Pisa lo avrebbero scelto direttamente i pisani?

IN REALTA’, se qualcuno pensava che il ritiro di Sardu potesse bastare da solo a far tornare la calma nel Pd si sbagliava di grosso. Se ne è accorto in fretta Paolo Fontanelli, quando è entrato nei circoli che hanno ospitato le due assemblee di Riglione e del Cep, svoltesi rispettivamente venerdì sera e ieri pomeriggio. Non si può infatti dire che il sindaco, nella sua qualità di coordinatore provvisorio del Comitato Comunale, abbia riscosso consensi e applausi. I toni degli interventi sono stati accesi, le accuse non sono mancate, il malumore e il nervosismo si tagliavano a fette e nessuno gli ha nascosto la propria delusione. Proprio lui che doveva essere al di sopra delle parti, si è invece schierato apertamente per un candidato, bloccando la possibilità di partecipazione al suo stesso popolo. La reazione è stata tale che qualcuno gli anche annunciato di non avere intenzione di andare a votare alle prossime amministrative. Un gesto di disobbedienza civile che non sarebbe stato accettato nel vecchio Pci e forse neanche nei Ds, ma che dovrà pur essere ’deglutito’ nel nuovo Pd, visto che molte delle promesse fatte sono già state calpestate.

FONTANELLI si è arrabbiato e ha perso la calma, ma ha difeso punto per punto la decisione presa, non senza qualche imbarazzo. Secondo lui non era possibile fare le primarie di partito e dopo quelle di coalizione, perché i cittadini non potevano essere chiamati a votare troppo spesso, mentre il meccanismo delle primarie di coalizione garantirebbe comunque la partecipazione collettiva. Chiamato a rispondere della sua scelta il sindaco ha affermato: «Ho firmato l’appello per Marco Filippeschi perché lo ritengo più capace di mediazione politica, e quindi di coesione. Certamente Sardu rappresenta di più la continuità ed ha una grande capacità amministrativa. In questi anni ha lavorato molto bene per la città, insieme alla giunta e alla maggioranza. E’ un uomo che ha grandi qualità e in un certo senso lo ha dimostrato anche con le dichiarazioni con cui ha motivato il suo ritiro. Io spero che l’amarezza non lo porti fuori dalla politica, soprattutto amministrativa. Ma credo che sul piano della guida di una coalizione e di un contesto politico che stanno rapidamente cambiando la candidatura di Filippeschi sia quella che più corrisponde alle esigenze di coesione».

MA LE PLATEE sono apparse sconcertate e deluse e la vittoria di Fontanelli rischia di diventare come quella di Pirro, sbiadendo i suoi 10 anni di buongoverno, se non riuscirà a fare un passo indietro rimettendo in gioco ciò che è stato unilateralmente tolto.

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