Qualche anno fa, ha avuto un certo successo tra i teorici dello sviluppo culturale definito dalle nuove tecnologie, un libro di Steven Berlin Johnson in cui erano effettivamente affascinanti alcune elaborazioni sulla qualità e gli stimoli generati da nuove forme creative: i videogames, le serie televisive, i contenuti della rete.
D’altro canto, in diverse altre parti il saggio sembrava farla più facile ed era efficace soprattutto nella costruzione dii alibi e legittimazioni per i dipendenti da videogames e tv, che presero a citarlo in lungo e in largo per dare un senso alle proprie più banali pigrizie.
Qualche giorno fa il Washington Post ha pubblicato un articolo di Susan Jacoby – che anticipava il suo libro – con una tesi del tutto opposta: assai meno originale e affascinante, ma per le stesse ragioni anche più verosimile. La tesi è che gli americani stiano rincoglionendo, diventando più ignoranti e fieri della propria ignoranza, e che si sia diffuso un sistema di esaltazione di questo rincoglionimento a base di antintellettualismo, antirazionalismo e accuse di elitismo retrogrado a chiunque sottolinei il suddetto rincoglionimento.
Le considerazioni che suggerisce sono tre: che la Jacoby ha probabilmente ragione, che il processo non riguarda solo gli Stati Uniti, e che non c’è forse niente da fare
Washington Post, Vanity Fair, IBS, Amazon
“Un popolo di rincoglioniti”
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