Gli spot in mezzo alle partite degli europei di calcio – o dei mondiali, quando è il loro turno – sono appetitissimi, si sa: non solo li vede un sacco di gente, ma la stessa gente li rivede e rivede ogni giorno, sempre quelli, e alla fine ti restano appiccicati persino quelli delle colle industriali per pavimenti. Che uno si chiede quale sia il target, e quale la frequenza di imprenditori edili tra gli spettatori delle partite di calcio.
Ma poi ce ne sono di più larghi e spettacolari, creativi, affascinanti. A me piace molto quello della Croce Rossa dedicato alle vittime delle mine antiuomo, che chiede contributi per la sua opera in questo senso. Lo avrete visto, è quello degli omini disegnati che giocano a pallone e uno che non ha una gamba. Fa tenerezza, è bello da vedere, e se mai uno spot potrà raggiungere l’obiettivo di far mettere mano al portafoglio a chi sta con la frittata di cipolle e il gelato sul divano di casa aspettando il secondo tempo della partita, beh, lo spot è questo.
C’è però una cosa che mi fa pensare, abituato come sono alle cose fatte male in questo paese e in questi tempi. Ed è questa: la Croce Rossa investe economicamente in un’inserzione televisiva, e mette al lavoro qualcuno per produrre una comunicazione efficace e una buona idea visiva. E a suggello di tutto questo, sapete come si fa per contribuire alla buona causa? Ve lo dice la voce fuori campo e una scritta che appare brevemente sul video: www.scorefortheredcross.org. Scorforderedcrosspuntoorg. Sfido chiunque, finito il secondo tempo, a ricordarsene.
Voi direte: eppure tu te ne ricordi. Beh, a parte che ho dovuto cercare su internet, ma in effetti è vero che il martellamento aiuta: dopo i quarti ormai lo hai imparato. Ma cosa ci voleva a pensare un qualsiasi indirizzo web più immediato? Magari persino in italiano, per il pubblico italiano?
Beh, ragione di più per dargli una mano.
p.s. per quelli della Croce Rossa: “va”, senza accento.