Il muro verde

Non so quanto durerà – le passioni del Foglio hanno bisogno di leaders, e Berlusconi non è mai affidabile nelle vere battaglie: si farà fotografare in monopattino con Sarkozy il mese prossimo – ma forse il Foglio in crisi di passioni potrebbe averne trovata una nuova, anche se non all’altezza delle precedenti, che ebbero lo stesso Berlusconi, Bush, o Ratzinger come bandiere (un anno fa c’era stato persino un tentennamento verso Veltroni e il suo PD, per dire quanto ci si annoiava).
Esaltando un sentimento che allignava nel giornale già da tempo, oggi un editoriale di prima pagina decide di buttarsi anema e core sull’insofferenza per l’ambientalismo militante che ha conquistato il mondo in questi anni. Le ultime resistenze di bastian contrari, che sembravano ancora solide pochi mesi fa e si esponevano attraverso Bjorn Lomborg, attraverso Michael Crichton, attraverso diversi scienziati scettici e attraverso i dubbi dell’Economist (e occasionalmente attraverso le perplessità del presente blog su alcuni eccessi mediatici della questione), sono stroncate. L’apocalisse prossima ventura è ormai indiscutibile, probabilmente con ragione: non so.
Ma in giro restano solide le diffidenze: sono diffidenze che mescolano insieme argomentati pareri dubbiosi, fastidi per la banalizzazione scientifica delle cose, capricciosi bastiancontrari e schiere di “a me non me la raccontano”. Ragioni e torti, insomma. Che qualcuno se ne faccia paladino – e il Foglio lo sa fare con ebbrezza moschettiera e insieme con efficaci costruzioni dialettiche, sprezzanti del torto – potrebbe avere qualche fortuna, nella battaglia persa (ma non conterei su Berlusconi). Magari, se non è chiedere troppo, cerchiamo di non esagerare.

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