Casabianca (meno tre)

Il caso Palin è entrato in una nuova fase. Se è vero che molte analisi in questi giorni l’hanno rilanciata come soggetto politico destinato a rimanere comunque, e addirittura come possibile candidata alla presidenza tra quattro anni, la sua uscita di scena di questi giorni è spettacolare quasi quanto il suo ingresso. Di lei si parla ormai per tre ragioni, ovvero una sola: perché qualcuno dichiara che non voterà McCain per via di Sarah Palin, perché un esperto dice di non crederla pronta per la carica, e perché un sondaggio dice che anche gli americani ne dubitano. Ieri è stato il turno dell’ex Segretario di Stato e sostenitore di McCain Joseph Eagleburger: “Non credo sia all’altezza, ma è anche vero che ne abbiamo già avuti, di vicepresidenti all’altezza. Magari dopo un po’ sarà “adeguata”, anche se non proprio un genio all’opera”.
Il Washington Post, intanto, ha attaccato le accuse dei repubblicani sui rapporti di Obama con Rashid Kahalidi, consigliere dell’OLP all’inizio degli anni Novanta (ne avevamo parlato qui l’altroieri). Ma soprattutto, dice il WP, uno stimato professore americano ugualmente critico con le violenze israeliane e palestinesi e travolto da infamie che non merita. “Aspetto che questo vento idiota passi”, ha detto Khalidi rifiutandosi di intervenire sulla faccenda.
Obama si è preso il rischio di indispettire la stampa che lo adora, escludendo gli inviati di tre quotidiani poco amici (New York Post, Washington Times e Dallas Morning News) dai voli del suo aereo di questi ultimi giorni. La scusa è che gli serve spazio per altri reporter: ma poche cose compattano i giornalisti che si odiano come il timore corporativo. Quindi la notizia, data da Drudge Report, sta facendo un gran giro delle redazioni (agli elettori naturalmente non gliene può fregare di meno).

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