Io non ho trovato così bello il discorso di McCain. Posso sbagliare, ma credo che i molti che se ne sono detti commossi fossero influenzati soprattutto dalla scarsa frequenza qui da noi di modi eleganti e corretti di rapportarsi con l’avversario (e anche da un pregiudizio favorevole nei confronti della brava persona McCain). Che è un criterio legittimo per osservare le cose, ma l’anomalia è da noi, non da loro.
Ieri Concita de Gregorio ha scritto di come sarebbe bello che anche in italia uno sconfitto ammettesse “il mio avversario era un gigante”. Ma perché questo avvenga, prima di tutto, ci vuole la vittoria di un gigante, a meno di non pretendere un eccesso di ipocrisia cavalleresca. Faccio fatica a immaginarmi una dichiarazione simile non tanto perché qui non usa, ma perché fatico a trovarle un senso nella storia recente di questo paese.
Il discorso di McCain era invece secondo me antipatico per una ragione soprattutto: l’insistenza da subito sulla questione della razza. Ho l’impressione che tutti gli sconfitti e gli insoddisfatti di questo risultato stiano facendo buon viso a cattivo gioco fingendosi lieti di un aspetto che li esime da conflitti e responsabilità, e dal riconoscimento di altri sensi della vittoria. Adesso, improvvisamente, sono tutti contenti per i fratelli neri. È tra l’altro un altro dettaglio in cui si sente la grande differenza – anche generazionale – tra chi è contento che abbia vinto Obama perché è nero e chi è contento che abbia vinto Obama e non gliene è mai fregato niente che fosse nero. Insistere sul fatto che questa sia una grande vittoria contro il razzismo è riduttivo e antipatico: significa definire la grande campagna di Obama e il suo messaggio attraverso l’unico tratto involontario, ovvero il suo essere nero. Significa dirgli, dopo tutto quello che ha fatto e detto, “ehi, sono proprio contento per te e per tutti i neri, ve lo meritavate”. C’è un paternalismo insopportabile in tutto questo.
Ed è la ragione per cui tutta questa insistenza sul “nero alla Casa Bianca”, che prevale su tutto il resto che entrerà alla Casa Bianca, mi infastidisce così: e poi magari esagero anch’io.
“Ho molti amici neri”
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