Andrea Romano, prima pagina del Riformista di oggi:
Difficile a credersi, ma nella sinistra italiana c’è qualcosa di peggio del veltronismo. È il dalemismo in versione 2008. Non più una corrente di partito né un orientamento di opinione, niente che sia tenuto insieme da interessi materiali o motivazioni ideali. Molto più di questo, il dalemismo dei nostri giorni è un abito antropologico che rifiuta la politica e sceglie la dissimulazione come modalità del proprio stare al mondo. Poco o niente a che fare con Massimo D’Alema, il quale si avvia ad essere per il nostro futuro quello che l’ultimo Andreotti è stato per il nostro presente: incarnazione innocua e persino divertente di una stagione conclusa ma dotata di forza evocativa, con i celebri tic verbali al posto della celebre gobba.
Oltre D’Alema e la sua storia personale di svolte e controsvolte, l’abito che si ispira a quell’eroe eponimo pervade lo spazio sempre più vasto di tutto ciò che nel PD non è veltroniano e lo costringe a mimetizzarsi nell’attesa che accada qualcosa. Qualunque cosa, a patto che non si tratti di uno scontro politico comprensibile da persone normali. (segue, e che segue)
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