Weeklypedia (dove si parla di Mark Strong, Sofia di Spagna, Yes Virginia, Imrali, Tony Sirico)

Mark Strong (nato nell’agosto 1963) è un attore inglese. Figlio di padre italiano e madre austriaca, nacque col nome di Marco Giuseppe Salussolia a Londra, e frequentò il Wymondham College a Norfolk. Il suo nome inglese non è un nome d’arte, ma fu scelto da sua madre quando era bambino e lei decise di cambiarglielo, sperando che di facilitargli le cose con i suoi coetanei. A scuola fu il cantante in una band punk rock, The Electric Hoax and Private Party. Voleva diventare avvocato, ma dopo aver studiato un anno all’Università di Monaco in Germania cambiò programmi e tornò a Londra. Si iscrisse a un corso di recitazione, e poi alla scuola del Bristol Old Vic Theatre.

Mi fa sempre impressione che ai nostri giorni, in cui si sa tutto di tutti, ci siano ancora figure pubbliche di cui non si conosce la data di nascita esatta. Di solito capita con persone più anziane, che non vogliono far conoscere la propria età esatta, o che nacquero in tempi in cui la pubblicità e le informazioni erano meno diffuse, e meno esatte.
Invece Mark Strong ha 45 anni, ma né Wikipedia né Internet Movie Database riportano il giorno di agosto in cui sarebbe nato.
Mark Strong è l’attore che, dopo molti altri ruoli meno importanti, fa il terzo protagonista del nuovo film di Ridley Scott, “Nessuna verità”. Il film è un po’ sconclusionato e ha una storia d’amore decisamente incongrua e noiosa messa in mezzo a una trama di terrorismo, CIA e spari: e anche Russell Crowe e Leonardo Di Caprio hanno avuto parti migliori (soprattutto il secondo). Invece si fa notare più di loro Mark Strong, nella parte di un elegante e leale boss dei servizi segreti giordani (l’arabo buono, insomma). È molto figo, vestito da arabo ricco – cioè come un gangster americano negli anni Settanta – e sembra Andy Garcia sottovuoto.
Come dice Weeklypedia, il padre di Strong è italiano. Il cognome Salussolia, ho scoperto, è tipico di un paese del vercellese, Alice Castello. Un Giovanni Salussolia affondò col Titanic, dove era imbarcato. Mark Strong forse è suo parente.

Sofia di Spagna nata Sofia Margherita Vittoria Federica di Grecia e di Danimarca (in greco: Σοφία Μαργαρίτα Βικτωρία Φρειδερίκη της Ελλάδας και της Δανίας; traslitterato: Sophía Margaríta Viktoría Frideríki tis Elládas kai tis Danías) (Atene, 2 novembre 1938) è l’attuale Regina di Spagna.
Sofia di Grecia e Danimarca è nata ad Atene nel 1938 dal re di Grecia Paolo I e da Federica di Hannover. Sofia passò circa un anno della sua infanzia in Egitto ed in Sud Africa nel corso dell’esilio della sua famiglia dalla Grecia durante la seconda guerra mondiale. Rientrata in patria nel 1946, studiò pediatria, musica ed archeologia ad Atene.
Grazie alla sua rigorosa istruzione, la regina parla spagnolo, francese, greco, inglese e tedesco.
I suoi antenati sono appartenuti a varie famiglie reali europee, in particolare quelle del Regno Unito, Norvegia, Danimarca, Russia e Svezia.

Non so mai niente di dinastie reali: son cose per cui ci vogliono certe nonne, o la collezione di Gente. Per esempio, leggendo delle polemiche sulle cose dette dalla regina Sofia di Spagna in un nuovo libro intervista (cose un po’ retrograde su gay ed eutanasia, da regina settantenne), ho cercato di informarmi su Wikipedia e mi sono chiesto: quale accidente storico-geografico l’ha fatta nascere “principessa di Grecia e Danimarca”? Voglio dire, la Grecia e la Danimarca non sono paesi che vien fatto di associare, anche facendo degli sforzi di memoria scolastica. La madre era “di Hannover”, niente a che fare con la Danimarca. Suo fratello Costantino divenne re di Grecia e sposò la figlia di Federico di Danimarca, ma mica si diventa principesse di Danimarca via cognata, no? E poi Sofia lo era dalla nascita.
Insomma voi nonne lo saprete già, ma nel 1863, dopo la fuga del precedente re Ottone, le potenze europee si accordarono perché un principe danese diciassettenne divenisse re Giorgio I dei Greci. E Giorgio era il bisnonno di Sofia, regina di Spagna (Sofia ha anche la regina Vittoria – quella regina Vittoria – come bisnonna e trisnonna assieme, ma questa ve la risparmio). Ecco.

“Is There a Santa Claus?” era il titolo di un editoriale nell’edizione del 21 settembre 1897 del New York Sun. Quell’editoriale, che comprendeva la risposta “Yes, Virginia, there is a Santa Claus” (“Sì Virginia, Babbo Natale esiste”), è diventato un elemento indelebile del clima natalizio negli Stati Uniti.
Nel 1897 il dottor Philip O’Hanlon di Manhattan si sentì domandare dalla sua bambina di otto anni Virginia se Babbo Natale esistesse davvero. Virginia aveva cominciato a dubitarne per quello che le avevano detto degli altri bambini.
Suo padre le suggerì di scrivere al New York Sun, un importante quotidiano del tempo, assicurandole che “se lo dice il Sun, allora è vero”. Diede così a uno dei direttori del giornale, Francis Pharcellus Church, l’opportunità di superare la semplice domanda e trattare questioni filosofiche più ampie. Church era stato corrispondente di guerra durante la Guerra Civile, in un tempo di grandi sofferenze e poche speranze. Malgrado l’editoriale venne pubblicato come settimo nella pagina delle opinioni – persino dopo un commento sulla “bicicletta senza catena” appena inventata – il suo messaggio colpì molti lettori. Più di un secolo dopo resta l’editoriale più riprodotto nella storia dei giornali anglosassoni.

Per una pagina pubblicitaria natalizia il grande magazzino Macy’s ha appena ritirato fuori quel vecchio e leggendario editoriale.
“Caro direttore, ho otto anni. Alcuni dei miei amici dicono che Babbo Natale non esiste. Mio papà mi ha detto: “se lo vedi scritto sul Sun, sarà vero”. La prego di dirmi la verità: esiste Babbo Natale? Virginia O’Hanlon”
Questa era la domanda di Virginia. Church le rispose così:
Virginia, i tuoi amici si sbagliano. Sono stati contagiati dallo scetticismo tipico di questa era piena di scettici. Non credono a nulla se non a quello che vedono. Credono che niente possa esistere se non è comprensibile alle loro piccole menti. Tutte le menti, Virginia, sia degli uomini che dei bambini, sono piccole. In questo nostro grande universo, l’uomo ha l’intelletto di un semplice insetto, di una formica, se lo paragoniamo al mondo senza confini che lo circonda e se lo misuriamo dall’intelligenza che dimostra nel cercare di afferrare la verità e la conoscenza.
Sì, Virginia, Babbo Natale esiste. Esiste così come esistono l’amore, la generosità e la devozione, e tu sai che abbondano per dare alla tua vita bellezza e gioia. Cielo, come sarebbe triste il mondo se Babbo Natale non esistesse! Sarebbe triste anche se non esistessero delle Virginie. Non ci sarebbe nessuna fede infantile, né poesia, né romanticismo a rendere sopportabile la nostra esistenza. Non avremmo altra gioia se non quella dei sensi e dalla vista. La luce eterna con cui l’infanzia riempie il mondo si spegnerebbe.
Non credere in Babbo Natale! È come non credere alle fate! Puoi anche fare chiedere a tuo padre che mandi delle persone a tenere d’occhio tutti i comignoli del mondo per vederlo, ma se anche nessuno lo vedesse venire giù, che cosa avrebbero provato? Nessuno vede Babbo Natale, ma non significa che non esista. Le cose più vere del mondo sono proprio quelle che né i bimbi né i grandi riescono a vedere. Hai mai visto le fate ballare sul prato? Naturalmente no, ma questa non è la prova che non siano veramente lì. Nessuno può concepire o immaginare tutte le meraviglie del mondo che non si possono vedere.
Puoi rompere a metà il sonaglio dei bebé e vedere da dove viene il suo rumore, ma esiste un velo che ricopre il mondo invisibile che nemmeno l’uomo più forte, nemmeno la forza di tutti gli uomini più forti del mondo, potrebbe strappare. Solo la fede, la poesia, l’amore possono spostare quella tenda e mostrare la bellezza e la meraviglia che nasconde. Ma è tutto vero? Ah, Virginia, in tutto il mondo non esiste nient’altro di più vero e durevole. Nessun Babbo Natale? Grazie a Dio lui è vivo e vivrà per sempre. Anche tra mille anni, Virginia, 10 volte 10mila anni da ora, continuerà a far felici i cuori dei bambini.

İmralı è una piccola isola della Turchia collocata nel sud del Mar di Marmara, ad ovest della penisola che si trova nel territorio della provincia di Bursa. L’isola è attualmente utilizzata come prigione di massima sicurezza per un solo detenuto, Abdullah Öcalan, il leader del Partîya Karkerén Kurdîstan (PKK).
L’isola, che ha una lunghezza da nord a sud di circa 8 chilometri con una larghezza di circa 3 chilometri, ha un’area di 25 km². Il picco più alto è il Türk Tepesi (“Collina Turca”) con 217 metri di altitudine.
İmralı fu strappata ai Bizantini nel 1308 da Emir Ali, il luogotenente di Orhan I. L’isola fu la prima ad essere conquistata dall’impero ottomano e permise, da parte di questi, il controllo strategico di tutta l’area del Mare di Marmara, tagliando i collegamento dei bizantini con Bursa. Il nome dell’isola deriva dal nome del suo conquistatore, Emir Ali, uno dei più importanti ammiragli dell’impero ottomano. Fino alla guerra d’indipendenza turca (1919-1923) esistevano tre villaggi greci sull’isola.

Quando Ocalan fu arrestato in Kenya, dieci anni fa, i turchi sgombrarono completamente il carcere di Imrali dei suoi detenuti: da allora lui ne è l’unico ospite, condannato all’ergastolo. In questi giorni è tornato a fare notizia, risvegliando nella memoria degli italiani i pateracchi di quei giorni in cui Ramon Mantovani lo fece arrivare in italia e il governo D’Alema se lo trovò patata bollente tra le mani e riuscì infine a spedirlo in Africa, e chissenefrega a quel punto se i turchi se lo presero laggiù. Si parla di lui di nuovo perché ci sono stati manifestazioni e scontri a partire dalle proteste sulla sua detenzione, e voci sul fatto che abbia scritto un libro in via di pubblicazione.

Genaro Anthony Sirico Jr., meglio conosciuto come Tony Sirico, (Midwood, 29 luglio 1942) è un attore statunitense, famoso soprattutto per aver interpretato il ruolo di Paulie Gualtieri nella pluripremiata serie televisiva della HBO I Soprano, in tutte e 6 le stagioni, dal 1999 al 2007.
Di discendenza napoletana, ha interpretato, prima del successo con I Soprano, molte parti di caratterista in molti film (spesso con Woody Allen) come Quei bravi ragazzi, Pallottole su Broadway, La dea dell’amore, Gotti, Cop Land, Harry a pezzi, Mickey occhi blu. Si è perfezionato nel ruolo del mafioso italoamericano, dal volto e gli atteggiamenti da duro, anche in situazioni grottesche e nelle commedie di genere.

La settimana scorsa il New York Post ha pubblicato un articolo sul lancio di “Paolo per uomo”, il profumo a cui Tony Sirico ha fatto da padrino. Sui media americani le macchiette dell’italoamericanismo da film di gangster sono tuttora frequentissime (lo stesso Post chiama ancora “the italian stallion”, nel 2008, il giocatore di basket dei Knicks Gallinari): ma è anche vero che le stesse macchiette sono frequentissime anche nella realtà. Molti italoamericani delle metropoli americane somigliano ancora ai personaggi dei Soprano, nell’estetica e negli atteggiamenti. Tony Sirico ha davvero presentato un profumo che si chiama “Paolo per uomo”, e una giornalista del Post l’ha stroncato e sfottuto dicendo che non puoi andarci a fare una strage perché ti sentono arrivare da lontano. E quanto all’efficacia con le donne, lo ha fatto annusare a delle passanti per strada e quelle lo hanno definito una puzza tremenda. “I’m a ladies’ man. And the ladies love the smell”, aveva annunciato il povero Sirico.

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