Ho cominciato a leggere un libro americano, su cui non sono obiettivo: perché parte da una tesi che mi è cara e l’ho comprato per quello, un po’ per sentirmi dire “hai ragione”. Parla ovvero di come spesso le persone creino rapporti di causa ed effetto tra elementi che non necessariamente li hanno, e cerchino di mettere in relazione i pochi dati in loro possesso pur di darsi delle spiegazioni e dei modelli, senza invece tener conto degli infiniti batter d’ali che portano a un risultato.
Ne parlava, assieme a molte altre avvincenti questioni, anche il Cigno nero: ma questo “The drunkard’s walk” è più dedicato a questo singolo punto. Noi vediamo A e poi vediamo B, e decidiamo che B è stato causato da A.
Ma insomma, volevo riassumervi solo l’aneddoto che apre il libro, che non è niente male:
Anni fa, un signore spagnolo vinse una grossa cifra alla lotteria grazie a un biglietto che terminava con il numero 48. Quando lo intervistarono sul perché avesse scelto quel biglietto, rispose: “Per sette notti di seguito ho sognato il numero sette. E sette per sette fa quarantotto”