Letture di capodanno

Alessandro Gilioli ha scritto un bel post su Facebook e la sintesi di Luca de Biase è che Facebook serva a mandare tutto “in vacca”. Il “grande banalizzatore” lo definisce Alessandro. Io sono per la verità pochissimo d’accordo. Mi pare la solita questione della distanza dalla quale si osservano i fenomeni. Internet è sempre stata (anche) un gigantesco serbatoio di cazzate. Prima di lei il pianeta intero è (anche) un gigantesco serbatoio di cazzate, cattiverie, stupidità e tutto il resto, il luogo nel quale tutto si mescola. Osservandolo da abbastanza vicino potremo scoprirne i peggiori abissi. Ovviamente si tratta di applicare un filtro a tutto questo, separando il grano dal loglio, avendo al contempo ben presente che grano e loglio sono entità assai variabili a varie latitudini e longitudini. Quindi non è Facebook che manda tutto in vacca, nemmeno Internet manda tutto in vacca: il fatto è che la vacca è fra di noi, e ci insegue, e noi magari cerchiamo di evitarla, ed Internet (Facebook onestamente non so) è un ottimo luogo per farlo. Quello di separare il grano dal loglio è un lavoro difficile, un lavoro primariamente informativo e divulgativo di cui ci si dovrebbe far carico (dalla rappresentazione di ciò che accade su Facebook sui giornali parte infatti il post di Gilioli) per esempio evitando di raccontare la vacca come se fosse l’intero che non è. E di questo malgoverno della notizia ovviamente è piuttosto semplice trovare il responsabile.

(Massimo Mantellini)

Un giorno qualcuno dovrà studiare con categorie non politiche – e magari psicanalitiche – i misteriosi meccanismi che portano uomini tanto diversi per storia e convinzioni al medesimo processo di bonaria mummificazione nel momento in cui entrano al Quirinale.
Saranno gli arazzi, i tappeti, gli stucchi, i cortigiani, chissà. Sta di fatto che quando si diventa presidenti della Repubblica si assume quasi coattivamente una tendenza irrevertibile al luogo comune, al nulla che mette tutti d’accordo, e vai con l’appello, l’auspicio e il monito, il tutto pieno di buoni e generici sentimenti in una grande notte in cui tutti i gatti sono bigi.
Così a sentire ieri sera il buon Napolitano – e che Dio ce lo conservi, per carità – non sembrava neppure di vivere in un paese per un terzo controllato dalla criminalità organizzata, ottuso dal sonno dei valori civili, rotolante verso il basso in tutte le classifiche di innovazione, di trasparenza, di modernità. Un paese sempre più periferico e incapace di reagire al proprio declino, inebetito da un governo di affabulatori mediatici e senza un’opposizione decente dall’altra parte.
Non a caso, nel palazzo della politica il discorso di Napolitano è piaciuto così tanto a tutti, a Berlusconi e ad Epifani, a Calderoli e a Rotondi, a Veltroni e a Gasparri, a Bersani e a Cicchitto. Condividono tutti, condividono tutto.
Succede, quando non si dice niente.

(Sandro Gilioli)

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