Notizie che non lo erano

Questa settimana il tema di questa rubrica è stato affrontato da due notevoli articoli sulla stampa internazionale. Il quotidiano parigino Le Monde ha pubblicato un’intervista a Michel Setbon, Direttore del centro nazionale per la Ricerca Scientifica francese. Il titolo è “Il pubblico crede sempre meno ai rischi di una pandemia”. Setbon descrive i risultati di un’indagine sul timore di epidemie come l’aviaria, o la mucca pazza cosiddetta. E dice: “Esiste un fenomeno di erosione della credibilità dei messaggi di allarme. E non è solo francese, ma universale”. In sostanza, il professor Setbon descrive il concetto di “mai gridare al lupo”. Crediamo sempre meno agli allarmismi dell’informazione, e dovesse capitare un rischio vero, saremo impreparati ad affrontarlo. E questo non vale solo per le epidemie.
Il New York Times, e molti altri giornali americani, hanno invece pubblicato i risultati della ricerca di un ente statale sulla sicurezza online per i minorenni. Le conclusioni principali sarebbero le seguenti: i pericoli per i bambini su internet sono stati molto sopravvalutati dai media; questi pericoli non sarebbero sostanzialmente maggiori da quelli che i minorenni affrontano nel mondo reale, pedofilia compresa; lavorare su limiti tecnologici, o costringendo a maggiori restrizioni i siti e i fornitori della rete, non serve a niente, mentre la cautela da seguire è quella del controllo e della presenza da parte della famiglia.
Insomma, quando si danno notizie che non lo erano, non si fa solo un pessimo servizio ai lettori. Si rende il mondo un posto più pericoloso dove stare.

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