Ammesso che sia finito il caso Villari, resterà un pateracchio da primato nella storia dell’Italia repubblicana. La cui responsabilità sta tutta sulle spalle del Partito Democratico e di chi volle insistere capricciosamente sulla candidatura di Leoluca Orlando (la cui inconsistenza è stata dimostrata ulteriormente dall’indifferenza in cui è sparita). Fu un bluff sciocco e presuntuoso – e suggerito solo da disdicevoli interessi traffichini – che la maggioranza ebbe buon gioco a mangiarsi in un sol boccone, consegnando al PD danno e beffe come molti avevano previsto, e anche su questo giornale.
Ma quel disastro è ormai consegnato alla storia delle figuracce e della pessima immagine che la dirigenza del PD riesce a dare di sé. Storia giovane ma già assai ricca di precedenti.
Quello che è inedito e veramente spiacevole per il curriculum della sinistra repubblicana è l’imbroglio di cui si è resa promotrice e complice per rimuovere le tracce del disastro, gagliardamente impersonate dal senatore Villari. Il quale è indifendibile da se stesso e dalla sua illusione martire, ma il tentativo di stornare su di lui ogni onta è vile e irresponsabile. Villari fu candidato dal Partito Democratico come suo esponente insieme ad altri similmente inaffidabili: scelte che allora ci fu chi criticò, inascoltato. E non è di certo l’unico pronto a fare gli interessi propri piuttosto che quelli del partito: agli altri non è ancora capitata ancora occasione così ghiotta, grazie al cielo.
Ma soprattutto, Villari era stato eletto democraticamente da un organismo parlamentare. Un evento regolato dalla legge, a cui la legge e lo spirito democratico chiedono che si obbedisca: e non si può opporre a questi due termini una “tradizione” disattesa, come se questa dovesse avere maggior forza. Ancora di più in giorni in cui si protesta giustamente contro la violazione del diritto attuata sul caso Englaro. Nel cui caso, come in altri noti, l’inclinazione a fregarsene di sentenze, leggi e istituzioni era stata caratteristica del centrodestra.
Col caso Villari, la sinistra entra ufficialmente – non a caso in accordo con la maggioranza – tra i manipolatori delle regole democratiche quando queste non diano i risultati voluti. Con la coscienza dei responsabili sollevata da uno sguardo alla figura dell’impresentabile senatore: è la vecchia tradizione del garantismo solo con i buoni.
Ed è istruttivo che questo avvenga nello stesso giorno in cui Obama si affretta a ripetere il giuramento per rispettare persino il dettaglio della corretta scelta della parole.
Quando la dirigenza del PD si lamenta dell’attitudine della sinistra a farsi del male da sola, beh: è un autocritica.
Pingback: Che sarà anche raramente pura, ma a volte è semplice « Quadernino
Pingback: DestraLab » Autocritica
Pingback: Laboratorio sociale Buridda » Nessuno tocchi Riccardo