Notizie che non lo erano

Il 29 settembre 2005 giornali, siti web e telegiornali riferirono di una ragazzina di tredici anni di Biella che era stata aggredita dai suoi compagni e sfregiata con una svastica incisa sulla sua pelle. La ragazzina viveva con la madre marocchina. Due anni dopo la stessa ragazza aveva denunciato di nuovo una simile aggressione da parte degli stessi compagni.
Due settimane fa una sentenza del tribunale ha stabilito che nel secondo caso la ragazza si era inventata la storia. Pare che ci siano forti dubbi anche sul primo episodio. È naturale che una simile denuncia sia una notizia, e non si poteva chiedere ai giornali di sapere allora che fosse falsa. Ma forse fare i titoli e gli articoli con formule dubitative o di semplice presunzione dell’accaduto, piuttosto che “Sfregiata con una svastica”, aiuterebbe a non dover essere poi smentiti (facendo un pessimo servizio al rispetto e alla difesa delle ragazzine maltrattate).
Il sito di Repubblica mercoledì ha titolato così un aumento della percentuale di donne tra i responsabili di reati automobilistici: “Piratesse della strada: boom di casi in Italia”. Quel “boom”, spiegava l’articolo, consisteva in un aumento dall’8,5% al 9%, mezzo punto.
Sull’approssimazione dei giornali e dei loro titoli rispetto alla storia dei rumeni accusati di stupro a Roma e sulle leggerezze a proposito di dati scientifici, genetica e DNA, non basterebbe lo spazio di questa pagina.
Quindi mi limito a segnalarvi che questa settimana i quotidiani hanno spiegato che il Premio Strega viene assegnato mediante trattative e giochi di potere tra gli editori e i giurati. Spero di non avervi rovinato il weekend.

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