Come ho già scritto e tutti sanno, sull’affidabilità e la correttezza di molti eletti italiani al parlamento europeo c’è molto da dire. Ne abbiamo fatto una questione dentro al PD, e la candidatura Scalfarotto ha a che fare con questo: eleggere in Europa persone che sappiano quello che fanno e che vadano a lavorarci seriamente. Molti eletti delle precedenti legislature hanno avuto su questo comportamenti imbarazzanti e c’è da temere che siano imitati da alcuni dei candidati in ballo a questo giro.
Basterebbe dire che più della metà degli eletti italiani alle scorse elezioni europee ha poi lasciato per andare a fare altro.
Ma ci sono due però. Uno è che – bicchiere mezzo pieno – ci sono molti bravi deputati europei italiani che hanno fatto ottime cose e assiduamente, a destra e sinistra.
L’altro è che la stampa italiana vicina alla maggioranza si è scatenata in una campagna qualunquista e ipocrita contro l’Europa e il suo parlamento, e ogni giorno pubblica articoli contro i privilegi e le inadempienze del parlamento europeo, sperando di imitare il successo della questione casta di due anni fa. Solo che per fare del terrorismo raccontano un sacco di balle.
Ce ne sono esempi ogni giorno e ne ho già scritto. Ne faccio un altro solo tra quelli di oggi. Citando un libro sull'”eurocasta” che sta eccitando i suddetti media, oggi il Giornale scrive che
Prendete Antonio Di Pietro, per esempio, e cioè colui il quale strilla ad ogni pie’ sospinto per il rispetto della legalità: lui che non ha impedimenti di sorta, non essendo parlamentare nazionale o sindaco, figura con un magrissimo 43,36% delle presenze. Ma perché si è fatto eleggere se segue meno della metà dei lavori parlamentari?
Solo che Di Pietro è colpevole, ma di avere anche lui abbandonato il parlamento europeo appena c’è stata l’occasione di venire a fare il deputato italiano. Infatti si è dimesso da Strasburgo nel 2007. E lo stesso vale per altri citati nel pezzo: Mastella, se non sbaglio, nel 2004 cedette subito il seggio a Pomicino senza neanche entrare in parlamento. Eppure sul giornale e nel libro citato gli si attribuisce un 40% di presenze (che a questo punto appare encomiabile, per un non parlamentare). La realtà è che quei dati – tutti da verificare – si riferiscono forse a due legislature fa, ma questo il Giornale – in un acrobatico taglia e cuci cronologico – lo rende incomprensibile e riesce a convincere si parli di oggi fin da titolo e sommario.