Questo post è un flusso di pensieri, non prendeteli come definitivi e completi. Ma la vicenda Berlusconi-Noemi sta facendo discutere mezzo paese non solo per i suoi contenuti (“è colpa della moglie, che è amica dei comunisti”, ho sentito dire da un’anziana signora a una sua coeva per strada, oggi a Milano). Ma anche e molto, per la sua copertura giornalistica. Le opinioni sono molte, e molti aspetti della questione si confondono. Alcuni provano sincero imbarazzo per certe implicazioni a cui si allude, altri sono dispiaciuti che una ragazza giovane e ingenua sia messa in questo tritacarne.
Io ci ho pensato, e penso – ma posso sbagliare – che è proprio la mia indifferenza al merito della questione a non farmi sentire simili fastidi. La mia curiosità giornalistica e umana per questa storia deriva dall’eventualità che il Primo Ministro abbia mentito pubblicamente e consapevolmente su una cosa, qualunque essa sia, su cui aveva pressanti richieste di dire la verità e ha deciso spontaneamente di rispondere. Se ha mentito, mi pare forte. Mi pare una cosa, una notizia. Non moralmente – non siamo qui a fare i moralisti – ma politicamente e giornalisticamente. Non penso debba essere messo alla gogna e consegnato al forcaiolismo per questo: penso debba rispondere politicamente ed elettoralmente dell’aver mentito a tutti, se lo ha fatto. In questo, per me è irrilevante se lo abbia fatto a proposito dei suoi rapporti con una minorenne, o sulla promessa di avere solo dodici ministri, o su questioni che riguardino corruzione o sicurezza nazionale. E quindi non troverò meno rilevante la questione solo perché l’oggetto è una minorenne: sono d’accordo che non sia un’aggravante della menzogna, ma non sia nemmeno un’attenuante.
Penso anche un’altra cosa, per arricchire questo post (ma non è ancora quella che volevo dire davvero): quando si trattò di Clinton, io non trovai politicamente e pubblicamente notevole che lui si fosse fatto fare un eccetera da una stagista. Certo, mi faccio un’opinione personale sulla tua lealtà nei confronti di tua moglie, ma queste sono “vicende private”. Ma prima ancora che a causa del suo aver mentito ufficialmente su questo – il vero guaio in cui si mise, la menzogna – il mio giudizio su un politico di alte responsabilità che non sa resistere a farsi fare un eccetera da una stagista nell’ufficio ovale, consapevole dei casini che ne possono nascere, è un giudizio pessimo. Sei un uomo da quattro soldi, uno che corre dei rischi pazzeschi (che poi diverranno realtà) per i capricci del tuo pisello. Posso farmi governare da uno così? Sono d’accordo che anche lui sia un uomo, con le sue debolezze: ma queste debolezze devono conoscere un controllo e una lungimiranza, altrimenti non fai il Presidente degli Stati Uniti. Senza nessun moralismo: non c’è niente di “cattivo” nel farsi fare un eccetera da una stagista nell’ufficio ovale: però è stupido (come le conseguenze hanno dimostrato). Datemi un presidente meno stupido.
Allo stesso modo, se la discussione su Berlusconi si spostasse su simili debolezze e incapacità di controllo, penso che sarebbe giusto che i suoi elettori ne avessero chiare le implicazioni. Poi magari alcuni lo apprezzeranno ancora di più, ma non è vero che siano fatti suoi: esattamente come le informazioni sulla salute dei candidati alla presidenza USA, che si pretende giustamente siano messe a conoscenza degli elettori.
E adesso, alla fine di questo post pieno di carne al fuoco, dico l’unica cosa un po’ originale che volevo dire. Ed è che io non sono in realtà così appassionato agli aspetti “politici” di questa storia, che pure ci sono, come ho detto. Però la trovo molto interessante giornalisticamente e comprendo la passione con cui alcuni cronisti ci si sono messi, rischiando a volte di perdercivisi. E ho capito perché: la ricostruzione di cosa è avvenuto a quella festa, di come Berlusconi ha conosciuto i Letizia, di cosa avviene a Villa Certosa, non avendo grazie a Dio implicazioni penali, non è affidata a nessun giudice o procura. Ed è quindi un caso più unico che raro in cui i giornalisti italiani possano andare all’appassionante ricerca della verità su una storia misteriosa senza essere in concorrenza e complicità con dei tribunali, senza che questa ricerca si nutra di fughe di notizie, pubblicazioni di intercettazioni, interessi illegittimi e schifezze varie. C’è un mistero, e c’è da riempire le caselle, che sono davvero vuote, o piene di balle. Sarebbe il lavoro dei giornalisti: quando gli ricapita?
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