Amico è

Questa chat con Paul Buchheit di FriendFeed è sul numero di Wired in edicola, ed era avvenuta (su FriendFeed) qualche tempo prima che FriendFeed annunciasse di essere stato acquistato da Facebook. Sulla quale cosa Paul Buchheit ha aggiunto poi una sua spiegazione, visto come si conclude la conversazione.

–       Ciao, sei lì?

–       Eccomi, pronto. Come va l’interfaccia italiana?

–       Bene: c’era qualche errore di traduzione, risolto.

–       Casomai mandami una mail. Comunque c’è un gruppo di FriendFeed dove raccogliamo i suggerimenti.

–       Ho visto. Secondo te come mai in Italia FriendFeed è molto apprezzato dai bloggers e dagli utenti della rete più esperti, a discapito di Facebook e Twitter che fanno numeri maggiori? È un social network elitario?

–       Credo sia perché è un servizio più nuovo, e i primi esploratori sono sempre gli utenti più attratti dalle novità. Ma dovremo allargare la base, col tempo.

–       FriendFeed è una sintesi di un aggregatore, un blog e una chat: la funzione “messaggi diretti” è il modo migliore di avere una chat come questa su FriendFeed?

–       Per me sì, tu preferisci qualcos’altro?

–       Non so l’esperto sei tu, non vorrei offenderti. Skype non è più efficace? Per esempio mi fa vedere se mi stai scrivendo qualcosa

–       Beh, tanto su questo computer non avevo Skype. Comunque stiamo lavorando all’interfaccia sul tempo reale, in modo che si possa segnalare la presenza online degli interlocutori.

–       Ok, allora adesso spiega FriendFeed a un profano: a uno che non distingua Facebook da Twitter.

–       FriendFeed è il modo più facile per condividere cose e discutere con i tuoi amici. C’è un box in cui si può scrivere un messaggio o inserire un link o una foto. Gli altri possono quindi commentare o apprezzare le cose che hai condiviso. Quasi tutto il resto è secondario.

–       Definisci “apprezzare”.

–       C’è un comando – “mi piace” – che permette di segnalare se hai apprezzato un intervento. È un’altra forma di condivisione.

–       Ok, e qui il profano chiede: “cioè, è come Facebook?”

–       Sì, è una domanda che fanno, man mano che Facebook diventa sempre più simile a FriendFeed. Ma questo aiuta anche a rendere più familiari e comprensibili il concetto e l’interfaccia di FriendFeed. La differenza è che FriendFeed è uno strumento più ampio rispetto a un social network. Si relaziona con molti altri sistemi, ha funzioni diverse e può essere usato assieme a servizi come Twitter o Facebook, di cui permette di sintetizzare tutte le comunicazioni in un unico luogo.

–       E come vi è venuta l’idea di fare FriendFeed?

–       Io nel 2006 sono venuto via da Google: avevo appena avuto un bambino e mi sono preso una vacanza. Quando ha lasciato anche il mio amico Sanjeev Singh (lavoravamo assieme su Gmail) abbiamo cominciato a parlare di fare una cosa assieme. Abbiamo coinvolto anche Bret e Jim (Jim Norris e Bret Taylor, anche loro erano a Google, ndr) e loro stavano lavorando sull’idea che poi sarebbe diventata FriendFeed, e così abbiamo unito le forze.

–       Cosa volevate che fosse?

–       Il prodotto è un po’ cambiato dalla beta iniziale nell’ottobre del 2007, ma uno dei tratti fondamentali è sempre stato la conversazione tra gli utenti. All’inizio era un modo per tenersi aggiornati su cosa gli altri stessero dicendo e facendo in altri luoghi della rete: era inevitabile, perché su FriendFeed non c’era ancora nessuno che facesse niente.

–       E poi?

–       Poi, col tempo, gli utenti hanno cominciato a condividere e scambiarsi idee direttamente su FriendFeed, e allora abbiamo spostato il lavoro sul facilitare quest’uso.

–       Cosa pensi dell’obiezione sui social networks che favoriscono la conversazione ma producono poco in termini di contenuti?

–       Dipende dai social networks. A me pare che su FriendFeed molte discussioni interessanti producano eccellenti contenuti. Qualche giorno fa ho chiesto suggerimenti su come investire 20mila dollari in beneficenza e le risposte sono state molto concrete e interessanti. E poi l’opportunità di condividere stimola gli utenti a produrre cose che possono essere apprezzate e discusse.

–       Non pensi che I blog siano più efficaci in questo senso?

–       Penso che le cose vadano facilitate il più possibile. Per mettere una cosa sul mio blog ci vuole più tempo e lavoro di quello che serve a pubblicare un messaggio o un pensiero su FriendFeed. E lo stesso vale per chi commenta e partecipa alla discussione.

–       In Italia Twitter non ha fatto il botto quanto negli Stati Uniti, mentre tutti si sono buttati su Facebook dall’anno scorso. Secondo te c’è una ragione, o sono solo mode diverse in posti diversi?

–       Non so dirti: molto avviene per caso, in effetti. Friendster va forte nelle Filippine e Orkut in Brasile, e sembra che sia soprattutto per passaparola. Devono il loro successo al loro successo. E l’hanno ottenuto al momento giusto presso le persone giuste. Ma io credo che alla lunga ognuno avrà il suo spazio ovunque, come con I servizi di mail o le piattaforme dei blog. Naturalmente devono essere compatibili tra loro, e questo è una delle prerogative di FriendFeed.

–       Conta di più questo lavoro di compatibilità e aggregazione, o lo spazio per le conversazioni?

–       Le conversazioni sono assolutamente la cosa centrale e più interessante di FriendFeed. L’aggregazione del resto delle cose che gli utenti fanno altrove è importante ma secondaria. Come dimostra il fatto che su Twitter la gente lo fa manualmente, come quando qualcuno scrive “Ho appena scritto un post sul mio blog…”

–       Secondo te c’è uno spazio per FriendFeed nel futuro del giornalismo online?

–       Di sicuro. Le news sono tra le cose che gli utenti vogliono condividere e discutere. Diversi siti di news sono già su FriendFeed. Il Financial Times lo usa anche sul suo sito. Altre strutture mediatiche usano le pagine dei gruppi privati per coordinare le redazioni.

–       Quando in italia c’è stato il terremoto FriendFeed è stato uno dei primi mezzi di comunicazione a informarne attraverso i racconti dei suoi utenti. Eppure la sensazione è stata che poi non ne uscisse molto di più di “questa è stata forte, i muri tremano”. Come se le sensazioni viaggiassero rapidamente, ma i fatti meno.

–       Penso che comunque ci voglia un po’ di tempo perché le persone elaborino le esperienze e comincino a scriverne. Succede anche con I blog, che I post più lunghi arrivino passato un po’ di tempo dagli eventi.

–       E quale uso di FriendFeed allora ti colpisce di più?

–       Noi abbiamo sempre voluto che fosse uno strumento versatile. Ma per esempio ne fanno un grande uso nella comunità scientifica, soprattutto nei settori della biologia e della genetica. Ci sono molti post e articoli sugli usi di FF in questi campi.

–       Non trovi che FriendFeed avrebbe bisogno di qualche termine nuovo ed efficace per le proprie funzioni, come è stato per i “post” dei blog, o per gli “amici” di FriendFeed. Voi invece avete queste espressioni un po’ macchinose – “subscribers” – o non le avete per niente nel caso della versione FriendFeed dei post.

–       Il vocabolario può essere un problema perché nessuna parola è perfetta. Noi usiamo la parola “amico” in alcuni casi e “subscriber” in altri. I “post” di Friendfeed li chiamiamo di solito “entries”, e i feeds li chiamiamo feeds.

–       I moltissimi fans di FriendFeed si dividono tra quelli preoccupati che non ottenga mai la popolarità di Twitter e Facebook e quelli rassicurati dalla stessa eventualità. Che ne pensi?

–       Alla fine, un prodotto come questo ha successo non perché ogni cosa è perfetta, ma perché è perfetta una sola cosa, o due. Noi non stiamo cercando di eliminare ogni limite di FriendFeed, ma di costruire un servizio di cui non si possa fare a meno.

–       Qual è l’upgrade più importante che avete fatto?

–       L’ultimo: la ricerca in tempo reale. Oggi puoi trovare in diretta tutte le conversazioni su n determinato argomento.

–       Allora il domandone: come farete a farci i soldi?

–       Per ora ci occupiamo di perfezionare il prodotto e costruire una comunità ampia e solida. Sui profitti abbiamo un po’ di idee, ma non ce ne stiamo occupando ancora.

–       Qualcuno ha scritto che vorreste essere comprati da Google…

–       Non è vero. Ci vuole tempo a sviluppare prodotti importanti, e noi non stiamo lavorando pensando che il successo arrivi in una notte. Salvo YouTube (che non è che stia accumulando grandi guadagni), gli altri casi celebri hanno impiegato anni. Facebook è cresciuto rapidamente, ma sono comunque passati cinque anni.

–       Volete essere comprati da Google tra cinque anni?

–       No.

Il seguente scambio di battute è invece del giorno dopo l’annuncio dell’acquisizione di Friendfeed da parte di Facebook.

– Paul, plain and simple: why did you sell FF? (you told me you wouldn’t, in our chat)

– Luca, what I said was true — we weren’t looking for anyone to buy FriendFeed. However, after talking with a lot of people at Facebook, we realized that this is the best way forward for both the product and the team.

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