Il titolo di “Tutti gli intellettuali giovani tristi” – il romanzo di Keith Gessen di cui ha scritto su Vanity fair Irene Bignardi, e che si è visto molto in giro quest’estate – cita una vecchia raccolta racconti di Francis Scott Fitzgerald. Uscì nel 1926 e si intitolava “All the sad young men” (il titolo originale di Gessen è “All the Sad Young Literary Men”).
Nel 1959, invece, Fran Landesman scrisse i versi di “The ballad of the sad young men” e li fece mettere in musica al pianista Tommy Wolf. Si erano conosciuti quando lui suonava il pianoforte al Jefferson Hotel di Saint Louis: lei poi aveva aperto un teatro con suo fratello e aveva chiesto a Tommy di venire a suonare da loro. Fu lì che Fran cominciò a scrivere versi, e divenne una poetessa, autrice di canzoni e di musical. Adesso ha 82 anni e vive a Londra. “All the sad young men” è una canzone bellissima e malinconica con cui autocommiserarsi se si è maschi e giovani. È diventata famosa nella versione di Roberta Flack, ma è stata cantata da molti, e molto suonata come standard jazz: consiglio su tutte la versione di Rickie Lee Jones.
Autumm turns the leaves to gold
Slowly dies the heart
Sad young men are growing old
That’s the cruelest part