Articoli determinativi

Dico anch’io due cose sulla sentenza della Corte Costituzionale.
Una è che la Corte Costituzionale è secondo la nostra Costituzione l’unico organo titolato a sancire cosa sia costituzionale e cosa no, per sua stessa esistenza: e persino l’eventualità di essere composta da “giudici tutti di sinistra”, o tutti di destra, è irrilevante, in quanto prevista dalla Costituzione nel modo in cui l’ha definita. Quindi fa testo qualunque cosa decida e qualunque cosa decida è giusta per definizione: è praticamente la Costituzione stessa. Mi correggano i giuristi se sono troppo grossolano. Il massimo di obiezione che le si può fare è dire “io, se fossi stato giudice di CC avrei fatto diversamente”. Oppure bisogna cambiare la Costituzione dove stabilisce le competenze della CC.
La seconda cosa ha una premessa: che la tesi della contraddizione con l’articolo sui “cittadini tutti uguali davanti alla legge” è assolutamente plausibile e realistica, e infatti nessuno si azzarda a contestarla nel merito e gli scontenti si attaccano invece a una presunta contraddizione con una sentenza precedente. Ma chi sostiene sbrigativamente che questa contraddizione fosse palese da subito e che la battuta di Ghedini sulla diversa applicazione della legge gridasse vendetta (era invece un’ovvietà: la diversa applicazione della legge sta nelle prerogative dei giudici), sopravvaluta se stesso e la propria competenza, e sottovaluta la CC e la Costituzione. Perché gli articoli della Costituzione non sono slogan né comandamenti religiosi: sono molto di più, sono uno strumento, attento ma duttile e molto intelligente, che in ogni parola e passaggio dice molte cose, circostanziate e ragionate. E quindi non è andando in giro a mostrare cartelloni con il testo dell’articolo o adorando in piazza copie della Costituzione che la si rispetta: la si rispetta capendola e apprezzandola in quello che i suoi estensori hanno voluto farne. Se l’espressione “uguali davanti alla legge” fosse davvero matematica e assoluta, non esisterebbero l’immunità parlamentare (l’autorizzazione a procedere) né l’immunità diplomatica, né quella concessa agli stessi giudici della Corte Costituzionale. Invece la Costituzione ha previsto queste deroghe. Non avendo previsto quelle contenute nel lodo Alfano, la CC lo ha dichiarato incostituzionale. Ma quei giudici hanno studiato una vita per ragionarne e deciderlo: non hanno tirato fuori l’edizione pocket della Costituzione e hanno fatto due più due, come fanno quelli che leggono “ripudia la guerra” e concludono che la Costituzione faccia dell’Italia un paese di nonviolenza gandhiana.

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