Anobii, una specie di social network per bibliofili, è ormai un successo ampio e consolidato. L’idea è divertente, soprattutto per i maniaci, e ha un sacco di opzioni. A me per esempio appassiona il collezionismo di copertine, e meno la discussione letteraria. Ma finora non l’avevo usato molto, limitandomi a registrare in due anni poche decine dei libri che posseggo.
Poi qualche giorno fa è uscita l’applicazione per iPhone, che tra le altre cose permette di archiviare i libri con un software che riconosce il codice a barre inquadrato dall’obiettivo dell’iPhone (augmented reality, anche questa). Così il processo è molto facilitato, ma soprattutto ho capito che la ragione per cui in due giorni ne ho registrati almeno venti è l’effetto tirassegno dell’inquadrare il codice a barre e cercare di centrarlo, con l’effetto di schioppo che fa il momento in cui viene riconosciuto. Risultano già molti i travolti dalla stessa sbandata, in forme anche più gravi.
p.s. Rizzoli fa uscire il mese prossimo una raccolta di recensioni di Anobii.
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