S’ode a sinistra un po’ di giudizio

Quando ieri ho ritenuto di scrivere qui poche cose piuttosto ovvie sulle accuse di Gaspare Spatuzza a Berlusconi, è stato perché non mi sembrava tollerabile che non lo facesse nessuno tra i commentatori obiettivi e di sinistra, tutti preoccupati di fottere il PresdelCons più di quanto lo siano del rispetto del diritto e della politica in questo paese.
Per fortuna che oggi è arrivato Eugenio Scalfari.

L’attacco mafioso contro il governo è un fatto reale. Si svolge attraverso il pentito Spatuzza e anche attraverso le carte provenienti dalla famiglia Ciancimino. Per ora si tratta di “pesi leggeri”, ma nei prossimi giorni saranno chiamati a deporre i fratelli Graviano, già da tempo incarcerati sulla base del 41 bis. I Graviano sono i capi di un pezzo rilevante del sistema mafioso. Spatuzza è un loro dipendente. Ha scelto di pentirsi ma non li ha affatto rinnegati, anzi ne ha riaffermato non solo la dipendenza gerarchica ma un affetto familiare “come fossero i miei padri” ha detto e ripetuto dinanzi al Tribunale. 
Dal canto loro i Graviano, pur senza sponsorizzare le sue accuse contro Berlusconi-Dell’Utri, non l’hanno sconfessato né infamato ma hanno ricambiato con affetto il suo affetto. 
La loro imminente deposizione sarà dunque fondamentale per capire se le cose dette da Spatuzza sono “minchiate prive di peso” oppure “minchiate pesanti” cioè condivise da boss potenti. Il che non significa necessariamente che il famoso patto sia veramente esistito, ma che l’organizzazione terrorista mafiosa si considera in guerra con Berlusconi. 
Il perché è chiaro: il governo, il ministro dell’Interno e la Procura di Palermo stanno colpendo assai duramente in questi mesi la struttura del potere mafioso. Ieri è stato arrestato un boss molto potente, Giovanni Nicchi; la polizia è sulle tracce di un altro boss ancor più potente, Messina Denaro. I Graviano stanno già scontando l’ergastolo. A questo punto è possibile che tutto quel che resta di Cosa Nostra passi al contrattacco. La chiamata di correo sarebbe così l’atto più rilevante di questa strategia. Ma la semplice denuncia di un patto tradito non basta a dare sostanza a una situazione processuale capace di sboccare in un rinvio a giudizio. Ci vogliono riscontri che l’accusa dovrà produrre.

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