La Lombardia è un posto dove il governo della regione sarà in mano allo stesso uomo e alla stessa cerchia per vent’anni consecutivi. Se vi pare normale.
A me pare così poco normale e civile che si fece una legge per impedirlo, nel 2004. Ora quella legge – salvo interventi ufficiali che ci dicano che non l’abbiamo capita – viene totalmente elusa (anche in Emilia Romagna, dovesse vincere Vasco Errani). Cioè, avremo probabilmente due governatori di due grandi e importanti regioni eletti illegittimamente e in violazione della legge, e avremo un caso notevolissimo di legge dello stato approvata senza che sia rilevante la sua applicazione. Come precedente mi sembra interessante. In più, c’è che abbiamo tutti altri pensieri, e quindi questo non avverrà in spregio a una grande campagna di principio e legalità, ma in sua assenza. Mettiamo almeno a verbale.
Poi la Lombardia è anche un posto in cui l’opposizione al governatore a vita ha prodotto un candidato che ha come slogan “Per cambiare” pur essendo stato fino a ieri presidente della provincia del capoluogo. Oggi in un’intervista al Fatto, Alessandro Dalai si è fatto interprete delle robuste e sfinite resistenze di molti milanesi di sinistra, dicendo che lui non lo voterà. Dalai ha anche detto che un ottimo candidato sarebbe stato Pippo Civati, ma che non avrebbe avuto il coraggio di chiedere le primarie per farsi avanti. Sulla prima cosa dissento da Dalai: Civati deve candidarsi alle prossime elezioni per il sindaco di Milano (è di Monza, e allora?), e sarà il primo vero e forte candidato di sinistra in decenni. E vincerà anche, se è un criterio che dovesse tornare a interessare al PD.
Sulla seconda cosa, a dissentire da Dalai è Pierfrancesco Majorino, capogruppo del PD al Comune di Milano:
Ma finiamola con ste cazzate. Io, d’accordo con Pippo, ho proposto le primarie alla fine d’agosto – anche attraverso il corsera -. Pippo le ha riproposte diverse volte. Ci è stato detto – anche da parte della sinistra cosiddetta radicale pro e contro penati – che non c’erano tempo, condizioni bla bla. Poi, molto dopo, a frittata fatta, Penati è sceso in campo. Ora veniamo criticati, a dieci giorni dalla presentazione delle liste. Ma prima dov’erano tutti questi sostenitori della partecipazione democratica? Troppo, come sempre, facile. Pierfrancesco Majorino.
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