Un mio chiodo fisso da vecchio trombone riguarda invece l’idea dei modelli comportamentali ed espressivi che propongono tanti programmi che “tutto sommato non fanno nulla di male” o che si prestano tranquillamente anche a una visione smaliziata e divertita (Grandi Fratelli, Isole, Talpe, Uomini e donne, quiz con riprese a misura di natiche, molti talent show, tutti i people show e quasi tutti i talk e i contenitori della chiacchiera mattutina, pomeridiana e serale): le ricadute più nefaste di tanta televisione che porta la gente comune a vivere il proprio privato in pubblico, spingendola a “emozionarsi” nelle piazze catodiche, che inquadra i corpi delle donne e degli uomini come quarti di manzo, che fa della lite e dell’opinione di chiunque su qualsiasi tema lo standard di una discussione seria… ecco, le conseguenze più radioattive di tutto ciò non stanno tanto in un generico scadimento della “qualità televisiva” ma nel modello di comportamento che legittimano e propongono. Gli effetti più profondi e duraturi sono quelli che incidono sulla mutazione sociale e antropologica della platea-cittadinanza. E questo non lo dice il “saputello barbuto” di Tv Talk, lo diceva Pasolini.
(il “saputello barbuto“)
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