Autocornuti e automazziati

Dalla Stampa di oggi:

Venerdì scorso il Tar aveva infatti dichiarato illegale la parte «centrale» del regolamento di par condicio varato dall’Agcom per le tv private, in sostanza identico a quello Rai emanato dalla Vigilanza (sulla quale il Tar non ha poteri), bocciando quell’equiparazione tra tribune politiche e approfondimenti in base al quale il cda aveva deciso il blocco. Si dice «amareggiato per la mancata ripresa dei talk show» il presidente Rai Garimberti, convinto che la lettera appena inviata da Calabrò potesse sbloccare la situazione. Il presidente Agcom informava la Rai di aver scritto alla Vigilanza facendole presente l’ordinanza del Tar, e invitava il cda a rivedere la sua decisione. L’ufficio di presidenza della Commissione si riunisce oggi. La missiva di Calabrò, letta durante il cda, provoca però un certo «sbandamento», tanto che la riunione viene sospesa per un po’. Ma alla fine i 5 consiglieri di centrodestra non acconsentono a rimandare in onda i talk, come chiedono i 4 del centrosinistra. E come auspicava lo stesso presidente della Vigilanza Zavoli, il quale ribadisce che «la soppressione non era obbligata» dal regolamento. La stessa «forzatura di interpretazione», sottolineano i consiglieri di opposizione, nella conferenza stampa convocata a ruota al 7˚ piano. E motivano il loro no al nuovo rimpallo con la Vigilanza in quanto è una «decisione dilatoria, visto che si vota fra 15 giorni». Rizzo Nervo denuncia il vizio di origine: «Nella storia della Rai non c’è mai stata una delibera del cda dopo un regolamento della Vigilanza. Quel regolamento è stato interpretato, non c’è un solo articolo in cui si chiede la sospensione degli approfondimenti».

Bene, quindi abbiamo Calabrò che dice che la soppressione dei talkshow non era obbligata, Zavoli che dice che la soppressione dei talkshow non era obbligata, Garimberti che dice che la soppressione dei talkshow non era obbligata, Rizzo Nervo che dice che la soppressione dei talkshow non era obbligata, e via tutti quanti. Lo segnalo perché fino a qualche giorno fa la decisione del CdA Rai di bloccare quei programmi era stata esibita da molti come la dimostrazione che il decreto (stupido) sulla par condicio approvato un mese fa impedisse ai succitati programmi di andare in onda regolarmente. Adesso invece tutti ammettono il contrario, e i programmi sono prontissimi ad andare in onda.
Quindi parliamo pure d’altro, ma così, di passaggio, mettiamolo a verbale: il decreto è stato una fesseria della cui incoscienza politica e strategica i radicali dovrebbero fare ammenda, ma non ha mai costituito un “bavaglio” più di quanto lo fosse l’esistente legge sulla par condicio. A farlo diventare tale è stata la scelta di una parte del CdA Rai – ieri reiterata – con solide complicità.

update: ho raccolto due obiezioni, che mi sembrano interessanti, anche se non mi convinco della loro fondatezza. Una è che la proposta di mandare in onda i programmi suddetti nasca da una valutazione di illegittimità della legge, che quindi sarebbe ignorata, non obbedita. L’altra è che i programmi si potrebbero fare, ma a costo di una loro perdita di senso, con troppi ospiti e scomparso ruolo dei conduttori.

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