Nessuno tocchi D’Alema

Io ho una certa ammirazione per quando persino Gesù si incazza con i mercanti nel tempio: però penso che ieri sera D’Alema abbia sbagliato. Quanno ce vo’ ce vo’, ma poi uno la paga: e se facciamo a chi è più stronzo, vincono gli stronzi. Però ho imparato cosa sia lo studio di Ballarò, e sono solidale.
Invece oggi circola una gran voglia di dare addosso a D’Alema, in giro. Interessante che emerga con tanto coraggio e unanimità il giorno dopo che è stato accoltellato alle spalle da un teppista.

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19 commenti su “Nessuno tocchi D’Alema

  1. piti

    Scajola si è fattocomprare una casa e se l’è fatta risutrutturare da un imprenditore cui faceva appaltava opere imponenti, a grave danno della collettività e della concorrenza.
    D’Alema stava in un casa di un ente previdenziale ove a termini di legge poteva pagare un affitto inferiore a quello di mercato.

    Sono due cose evidentemente diverse. Molto diverse.

    Ma le persone non ragionano a tenuta stagna, che se si parla di fragole non bisogna citare le banane. E quindi è evidente che essere un politico, con tutte le prebende e i benefits vari che un tale ruole comporta, e cionostante godere di un alloggio pubblico a prezzo di favore è una cosa che fa bbastanza schifo.

    Se vedo uno che fa una rapina in una banca e poi vedo un altro, benestante, che alla sagra di paese fa tre volte la fila per avere tripla razione gratis di maccheroni col ragù, magari lasciando qualcun altro col piatto vuoto, il primo è un criminale, l’altro un poveretto.

    A D’Alema è stata ricordata questa figuretta. Da un teppista, concordo.

  2. Carlo M

    “accoltellato alle spalle da un teppista”. mi sembra una perfetta descrizione dell’accaduto.

  3. Oznerol

    Boh! Di solito, quando un politico minaccia un giornalista di non farlo più parlare, che la sua serata è finita, piovono accuse al primo e solidarietà al secondo, se non altro per l’estremo disprezzo, di carattere vieppiù dittatoriale, che si mostra per la libertà di stampa. Con D’Alema non è così.
    Inoltre, il pacato Sallusti viene definito teppista, provocatore. Essì che per la volgarità e la maleducazione di una De Gregorio qui scattano gli applausi – sarà che è nata a Pisa? Boh!

  4. Ferro

    Se io minaccio un giornalista di non farlo più parlare, il giornalista mi ride in faccia.
    Se un politico dell’opposizione minaccia un giornalista, oltretutto “dipendente” (non ufficialmente ma sostanzialmente) del capo del Governo, di non farlo più parlare, si tratta di un’uscita fuori luogo ma che molto difficilmente troverà applicazione.
    Se il capo del Governo minaccia un giornalista di non farlo più parlare, credo che il giornalista debba preoccuparsi.
    Ecco perché, sebbene D’Alema abbia pisciato fuori dal vaso, nessuno si è mobilitato, nemmeno un misero appello di Repubblica.

  5. giova.p

    Non capisco perché a Sallusti venga dato del teppista. In un paese dalla memoria corta (cortissima) un giornalista, di parte quanto volete, si permette di ricordare a un membro della casta che in passato, per questioni analoghe, ha sfruttato la propria posizione per ottenere assurdi privilegi (di casta appunto). Sallusti ha fatto semplicemente il suo lavoro, di parte naturalmente, ma in modo sostanzialmente corretto. L’imbarazzante reazione di D’Alema imho mostrava quanto avesse colto nel segno.

  6. marcocampione

    Anche io ho criticato d’alema (proprio per la frase “non la lascio più parlare”, non per il “Vaffa”), ma certi commenti qui sono inaccettabili: avere una casa ad equo canone prima dell’abolizione dell’equo canone non può essere definito un privilegio. E la stessa cosa non può essere assimilata al “riccone che fa la fila tre volte alla sagra di paese”.

    Per non parlare del fatto che siamo di fronte (rispetto al caso scajola) alla proverbiale pagliuzza paragonata alla trave…

    Per quel che riguarda le attenuanti, invece, sono disposto ad accettare quella della poltrona scomoda, ma non quella della provocazione (si veda in proposito il Buongiorno gramelliniano di oggi)

  7. piti

    Ripeto: rubare a titolo personale fsvorendo appalti ad amici è molto più grave.

    Ma vorrei che marcocampione mi spiegasse la differenza di miserevolezza fra il mio esempio del ricco che fa tre volte la fila per avere i maccheroni gratis alla sagra paesana (e magari lascia un altro senza) e un uomo politico che guadagna decine di migliaia di euro al mese, che ha la barca a vela e le scarpe che costano una mesata da metalmeccanico e poi si mette in graduatoria di un ente previdenzale per risparmiare un po’ di affitto di casa.

    Non è un furto, lo so anche io.

    Ma è una figura da gretto e da morto di fame, e lo sai anche tu.

  8. marcocampione

    non si è messo in nessuna graduatoria. Aveva un contratto d’affitto ad equo canone: fino alla metà degli anni ’90 era una cosa normale. Poi man mano che scadevano i contratti fatti prima dell’abolizione dell’equo canone (1998) gli affitti sono stati adeguati.

    Peraltro è andato a vivere in quella casa quando non faceva il parlamentare ma il funzionario di partito (1,5 milioni di lire/mese)

  9. piti

    da Wikipedia.

    “Nel 1995 D’Alema rimase coinvolto nella cosiddetta Affittopoli, una campagna mediatica promossa da Il Giornale: enti pubblici davano in locazione a VIP appartamenti ad equo canone. Dopo una dura campagna mediatica D’Alema lasciò l’appartamento per comprare casa a Roma, ma solo dopo essersi presentato alla trasmissione di Rai Tre condotta da Michele Santoro, dal titolo Samarcanda, in cui ha giustificato la cosa affermando che avesse bisogno della casa degli enti perché versava metà del suo stipendio da parlamentare al partito (all’epoca consistente in circa 12 milioni di Lire al mese).”

    Siamo sempre lì. Non è illegale. E’ brutto.

  10. Esau Sanchez

    Mah, dal direttore di un nuovo giornale online che si propone di approfondire o dare nuova luce alle notizie, mi aspetterei un’argomentazione quando dà del “teppista” e dell'”accoltellatore alle spalle” (poi perche’ alle spalle? D’Alema era lì…) a un giornalista che ha semplicemente fatto il suo lavoro, e con compostezza.

    Poi, se il problema è che il giornalista non piace a priori per ragioni personali o politiche, è un altro discorso e possono pure valere le parole in libertà. Basta saperlo.

  11. giova.p

    @marcocampione

    d’alema ha usufruito di un appartamento con contratto ad equo canone di proprietà di un ente pubblico (inpdap), mentre era parlamentare (deputato).

    non c’era nulla di illegale, è vero. gli appartamenti a equo canone erano comunque razionati ed era difficile trovarli, per non parlare di quelli di una tale metratura nel centro di roma. d’alema ha semplicemente beneficiato di un trattamento di favore (leggasi privilegio di casta) da parte dei dirigenti dell’ente pubblico in questione. mentre prendeva uno stipendio da deputato.

    niente di grave, a parte il fatto che
    1) c’è un problema morale di fronte ai cittadini ‘normali’ e di fronte ai propri elettori, anche se la faccenda è legale
    2) la contropartita del favore ricevuto, anche se non è emersa (come non è emersa per scajola) è facilmente immaginabile, se non si ha il prosciutto sugli occhi..

    il ‘favore’ che i dirigenti degli enti pubblici in questione

  12. Pingback: NESSUNO TOCCHI SALLUSTI (L’AntiComunitarista) « Aliberti editore Blog

  13. Marzio

    Quando comprenderemo che, ormai, i giornalisti in Italia si sono trasformati in militanti avremo fatto un bel passo in avanti.
    Un professionista propone la domanda, anche scomoda, anche fuori luogo, però dopo ne sta ad ascoltare la risposta.
    E l’intervistato deve avere la possibilità di rispondere e non deve essere interrotto dall’intervistatore.
    Che poi, se del caso, richiede approfondimenti.

    Questo faceva Enzo Biagi.

    Sallusti, nella puntata di Ballaro’, prima ha fatto una considerazione e poi ha contestato a D’Alema un fatto (accaduto venti anni prima, che nulla aveva a che fare con l’oggetto della discussione. Ma che ci poteva stare): “Sig. D’Alema, ok la luna è un satellite ed è bianca, ma lei ha pure la mano bianca. Che mi dice della sua mano bianca?”.
    E non ha dato modo a D’Alema di rispondere, disturbandolo ed interrompendolo in continuazione.
    Non è giornalismo, è militanza politica.

    Ciao

    Marzio

  14. piti

    @ marcocampione

    Lo so che D’Alema non era parlamentare quando prese quella casa in affitto. Ma quando il Giornale (che detesto, come la sua fazione politica, chiariamoci) tirò fuori la storia nel ’95, lui era onorevole da 8 anni. Fu eletto per la prima volta nell’87. E nel ’95 era qualcosa di più di un peone della Camera.

    Ora (detto ridetto stradetto) che non è illegale, non so in quanti Paesi che vorremmo normali, (lui per primo, vista la sua produzione letteraria), sarebbe considerato insignificante e non sospetto che uno che è un politico istituzionale da quasi un decennio stia nella casa di un ente previdenziale.

    A parte la giutificazione, che dei 12 mln al mese ne dava metà al partito e quindi aveva necessità di una casa di un ente: nel ’95 sarebbe stato un ottimo stipendio anche prenderne 4 dei mln al mese, e lui ne rimaneva 6, più i benefit (e madame Linda Giuva, non lavora al Ministero?).

    Insomma, come la giri, come non si trova una virgola di illegale, non si trova una virgola di buon gusto, decenza, rispetto per il resto degli Italiani.

    I quali Italiani con stipendi che nel ’95 erano mediamente un quarto del suo dopo la decurtazione partitica (che poi saranno cavoli suoi…) la casa dell’ente a equo canone se la sognavano.

    Come si fa a non capire che, come la moglie di cesare blabla, anche la casa dell’onorevole non solo non deve provenire da un favore, ma nemmeno esserne in sospetto?

    E ricordo (again) che il nostro, non a caso visto da mezza Italia come l’inizio della fine della sinistra in Italia, negli stessi anni girava con le famose scarpe da un mln e mezzo (ma allora le decurtazioni dell’indennità non valevano, si vede) e in barca a vela, vlaterando che non era un’attività da ricchi e privilegiati.

    Cioè, piangi miseria da onorevole, ottieni la casa da un ente previdenziale come mln di normali cittadini vorrebbero e non possono sebbene ben più poveri, e poi fai il pataca, scusa il localismo (sono romagnolo) con scarpe e barca?

    Sallusti è un teppista, e ha ragione da vendere Marzio in ciò che scirve qui sopra. Ma bisogna anche non andarseli a cercare, i Sallusti.

  15. giova.p

    @ piti & marcocampione

    il punto è che:

    1) d’alema era parlamentare quando ha ottenuto ha chiesto e ottenuto l’alloggio. per sua stessa ammissione. cito da una lettera pubblicata dal corriere nel 95
    “[..] Nel 1991 feci richiesta all’ Inpdap di un alloggio che mi fu successivamente assegnato. L’ appartamento non si trova nel cuore di Trastevere, ma e’ al di fuori del centro storico[..]”
    d’alema era già parlamentare da alcuni anni.
    se volete posto il link, devo ritrovarlo.

    2) per avere una casa equo canone da un ente pubblico si doveva sottostare a delle graduatorie simili a quelle delle attuali case popolari, graduatorie che, dati i redditi in questione, immagino siano state aggirate. magari rimanendo ai confini della legalità, ma comunque aggirate grazie ad un “occhio di riguardo”.

    la questione politica e morale, che giustamente sottolinea piti, sta nel fatto che si sfrutta la propria posizione politica per arricchirsi, per ottenere privilegi che i non-politici non hanno.

    per questo fa sorridere vedere d’alema mandato a ballarò a fare la morale sul caso scajola. fa sorridere (anzi a me fa pena) vedere che quando qualcuno (prezzolato e di parte quanto volete) gli fa notare che forse non è nelle condizioni di fare la morale a nessuno, si inalbera e perde la pazienza.

    il caso scajola è più grave? dal punto di vista del danno alla cosa pubblica è probabile. è anche incontrovertibile che scajola abbia violato il codice penale e Md’A no. Ma dal punto di vista politico e morale per me non ci sono molte differenze.

    due personaggi si arricchiscono personalmente grazie a privilegi i casta. punto e stop. uno vìola anche il codice penale, l’altro ostenta una ridicola superiorità morale, finché anche un personaggio come sallusti gli fa notare che forse non è il caso. punto e stop.

  16. dexter

    d’alema ha le spalle talmente larghe che sono entrate nella traiettoria del coltello.

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