No, non è la BBC

Poi un giorno i modi e i criteri con cui è stato chiuso Condor saranno lontani, e ne parleremo con imparzialità. Oggi però non riesco a trattenermi dal fare una riflessione sul funzionamento di Radiorai a partire da un articolo uscito sul Guardian oggi che riguarda le radio inglesi. La notizia è questa, in sintesi: le radio commerciali britanniche protestano contro la pubblica BBC chiedendo che si concentri meno sul segmento di ascoltatori tra i 25 e i 44 anni, e si dedichi solo ai teenagers e agli anziani, che sono meno interessanti pubblicitariamente. Il problema, per le radio commerciali britanniche, è che il servizio pubblico costituisce una concorrenza troppo forte sul mercato pubblicitario, e dovrebbe impegnarsi soltanto a fare vero servizio pubblico e a privilegiare i target meno appetibili pubblicitariamente.

Beh, non male, ho pensato. Ho pensato all’Italia dove la situazione è questa. RadioUno e RadioTre si tengono i loro pubblici di età elevate, in media superiori ai 44 anni. RadioDue invece vuole sottrarre teenagers alle radio commerciali senza averne il know-how – e quindi non ci riesce – e per raggiungere questo obiettivo rinuncia alla fascia che in UK ritengono più appetibile pubblicitariamente e alla sua identità di brand e di prodotto costruita finora. Radiorai, della fascia 25-44 si vuole liberare: ed entrate nella sede di una qualsiasi radio commerciale italiana e sentire il rumore delle mani che si fregano.

Le ragioni di questa inversione di obiettivi – è come se la Roma che è arrivata seconda decidesse di lasciare il calcio e buttarsi sul bridge – hanno a che fare con meccanismi “molto Rai” di traffici interni, incompetenza e importazione del modello “agenti televisivi” per la scelta delle conduzioni. Ma questi fattori sono così scellerati che è impossibile sgrovigliarli. Quello che è interessante è il confronto con i modelli sani, e opposti.

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5 commenti su “No, non è la BBC

  1. vandario

    come ho già commentato su il post, nell’articolo sulla chiusura di Dispenser, il problema è la pubblicità. Radio Rai, come la BBC, non dovrebbe puntare a vendere pubblicità, dovrebbe puntare alla qualità.
    Ma i dati audiradio quante volte escono? Sono curioso di raffrontarli con i prossimi risultati, calcolati con questa nuova metodologia.

  2. Marzio

    I dati audiradio sono usciti e sono pubblici:
    http://www.audiradio.it/upload/File/Dati%20Audiradio%201%20trimestre%202010.pdf

    Non sono un esperto di queste cose ma ritengo che la frase presente in ogni pagina del tabulato: “Dato derivante dall’indagine panel diari, non confrontabile con quello degli anni precedenti”, significhi che non si possono fare comparazioni, giusto?

    E quindi non sapremo mai se Mucciante, chiudendo Condor e spostando “Gli spostati” abbia visto giusto o meno. O meglio. Ciascuno di noi una risposta se l’è data.
    Il mio senso di ragno mi dice che la strategia (strategia?) di Radiodue abbia danneggiato significativamente Caterpillar.

    Mentre prima ci si sintonizzava su radiodue tutto il pomeriggio e, partendo dagli spostati, si ascoltavano con vivo piacere i due “sfaticati” di condor, si sopportava seiunozero e si concludeva con Caterpillar, ora la soluzione è sempre alla giornata. Soprattutto per chi passa interi pomeriggi in auto.

    Per esempio, nella fascia tra le 15 e le 18 io ora ascolto radio24. E poi va a finire che molte volte mi sorbisco pure Cruciani e liscio Caterpillar.

    E mi dispiace.

    Vabbè

    Marzio

  3. riccardo r

    Per quanto mi riguarda l’attesa di Condor mi faceva ascoltare Gli Spostati, a volte 28 minuti (solo poche volte), saltavo il sempre uguale 610 e saltuariamente Caterpillar.

    Adesso (podcast): 9 in punto (R24), focus economia , ControRadio (popolare ntw), e tanta Virgin R.

    C’ho perso però in qualità di musica: quello che mandavano a Condor in un’ora non lo ritrovo in una giornata.

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