Come hanno notato diversi lettori del Corriere della Sera, la risposta di Calderoli – nell’intervista di Alessandro Trocino sul Corriere – intenzionata a sopire le ipotesi che la Lega fosse stata scavalcata e umiliata dalla nomina di Brancher, è un boomerang.
“La sera prima del giuramento abbiamo cenato insieme, presenti anche Tremonti e Brancher, all’Aeroclub di Roma. In quell’occasione abbiamo festeggiato anche il nuovo ministro”
Il dietrofront leghista dei giorni successivi – non ci riguarda, chiedete a loro, eccetera – è così confessato: un dietrofront vista la mala parata.
La cosa che più impressiona è la tranquillità con cui, nell’intervista, Calderoli parla del totale stravolgimento del funzionamento dello Stato.
Cioè, in teoria il nostro governo (un po’ come qualsiasi altro governo democratico) dovrebbe decidere come organizzare il proprio intervento nella gestione delle cose pubbliche, suddividere in vari rami la propria organizzazione (interni, esteri, sanità, istruzione, finanze, ecc.) e DOPO mettere un ministro alla guida di ciascun ramo (magari con un briciolo di attenzione, nella scelta, alle capacità personali, dato che si tratta di un compito alto e molto difficile).
Invece qui, candidamente, si racconta che i ministeri vengono distribuiti a titolo di regalo personale (“…da tempo si lavorava a far diventare ministro Brancher…”). Che PRIMA si decide che Tizio merita di diventare ministro, e POI, se non ci sono posti liberi, ci si inventa un ministero ad hoc per sistemare Tizio (“…Per Bossi l’opzione principale era Aldo alle Politiche agricole e Galan allo Sviluppo economico. Ma questa ipotesi non si è realizzata per problemi di equilibri interni al Pdl. A quel punto si è parlato di un ministro senza portafoglio…”). Che in definitiva i ministeri vengono assegnati come fossero onoreficenze.
Ma così facendo il ministero non è più un ramo dell’amministrazione pubblica che lavora insieme agli altri rami con la coordinazione, nel consiglio dei ministri, dal presdelcons; il ministero DIVENTA un titolo onorifico (e remunerativo), un po’ come nel Medioevo i titoli nobiliari (ed annessi feudi) distribuiti dal sovrano ai propri fedelissimi.
Non che queste cose non si sapessero (vedi la creazione del ministero per la Brambilla), ma, dicevo, vedersele dette così, con naturalezza e tranquillità da un rappresentante dello Stato, questo sì che impressiona parecchio.