Un paese governato da quattromila pensionati sfigati

C’è un aspetto parziale ma essenziale della vicenda della lobby Carboni – e dobbiamo trovarle un nome e mi rifiuto di usare P3 che supera in fesseria ogni altra invenzione giornalistica di questi anni -, c’è un aspetto essenziale, dicevo, su cui sto riflettendo da quando sono uscite le prime intercettazioni. E non solo io, credo.
Per andare al sodo, ma vi prego non fate quelli che fraintendono, io credo che quando Berlusconi li definisce “quattro pensionati sfigati” non vada tanto lontano dalla verità – da un pezzo di verità – e dalle impressioni di chiunque di noi. Le conversazioni con i suoi interlocutori di questo Pasquale Lombardi su cui non si riesce a scoprire niente (perché forse non c’è niente da scoprire) sono a metà tra Totò-e-Peppino e le canzoni della camorra. Tipi umani mediocri e ignoranti cresciut in ambienti arretrati e traffichini, di cui ci si aspetta di trovarli arrestati per ricettazione di orologi rubati al monte dei pegni.

E invece questa gente parlava con Formigoni, con giudici costituzionali, con sottosegretari, con Verdini e Dell’Utri. E il tentativo della stampa del centrodestra e della politica del centrodestra di sostenere che la loro palese cialtroneria farebbe escludere un reale pericolo e una reale concretezza di manovre fallisce miseramente di fronte all’ospitalità e alla complicità offerta da loro dai potenti italiani. La cialtroneria, aqui, es la regola.

E vengo quindi all’aspetto che mi interessa perché sintomatico di molto di più: le due cose convivono plausibilmente in Italia. Questo è un paese dove persino dei maldestri imbroglioni da mezza tacca finiscono a influenzare le sorti delle istituzioni e del potere. Questo è un paese dove chi occupa ruoli di potere non ha nemmeno lo spessore per tenere alla larga i cialtroni analfabeti e distinguere un grande lobbysta da un ladro di polli (con rispetto parlando per i ladri di polli). Questo è un paese in cui i ladri di polli accedono al potere e trafficano con i governatori e i giudici impomatati: e insieme architettano calunnie a base di “froci”. Un paese in cui il coordinatore nazionale del partito di maggioranza e di governo fa riunioni con i ladri di polli, e con lui il senatore bibliofilo.

E quindi – poi vedremo come andrà a finire – è davvero plausibile che si tratti di “quattro pensionati sfigati” o qualcosa del genere: ma in Italia i colpi di stato riescono a farli persino quattro pensionati sfigati, con la collaborazione di una classe dirigente fatta di qualche migliaio di pensionati sfigati.

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26 commenti su “Un paese governato da quattromila pensionati sfigati

  1. Bussola

    Non è un paese per vecchi, è un paese di vecchi.
    Almeno fino a qualche hanno fa avevano la decenza e la consapevolezza della loro terza età, poi è arrivato il viagra.

  2. piti

    Non ho intenzione di fare il bastian contrario. Capisco lo spirito desolato di questo post e dei commenti che mi precedono, e lo trovo condivisibile.
    Però, quando si è al centro di un clamoroso insuccesso, come è quello delle generazioni under 50, in materia di ricambio di potere e di stili e di modalità, e sebbene i detentori eterni di questo potere e stile e modalità siano effettivamente analfabeti, bisogna anche (anche) fare un esame di coscienza. Io mi chiedo se quelle generazini vecchie, cialtrone, analfabete e inscalzabili non abbiano capito delle cose, non abbiano al centro del loro agire un qualcosa che noi (o voi, io son quasi vecchio seppure senza potere) non abbiamo saputo cogliere.
    Noi facciamo gli spiritosi perchè un settantenne userebbe un iPad al massimo come vassoio per portare del lambrusco in tavola agli amici. Ma loro, i settantenni, pur limitiati dalla loro abissale ignoranza, dal loro provincialismo, dai loro valori immutabili e grevi, hanno qualcosa che non deve essere del tutto sbagliato, se reggono così tanto.
    Ripeto, non ho voglia di fare il paradossale a tutti i costi, il Massimo Fini in sedicesimo. Mi interessa capire se il fatto che una generazione la spunti sempre e oltre ogni ragionevolezza non nasconda una loro forza o una debolezza altrui, e quale.

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  5. Roberto Spina

    Sottoscrivo totalmente il senso del post, ma ne vorrei proporre una visione, come dire allargata, che credo soddisferebbe e supererebbe, per esempio, le critiche di piti. Io credo che il senso del post sia rafforzato e di portata ancora più ampia se la parola “pensionati” non fosse intesa in senso anagrafico-generazionale, ma come categoria dello spirito, come approccio alla vita. Si può essere “pensionati” anche se si è anagraficamente giovani. “Pensionati” sono quelli che hanno un’idea vecchia della politica e delle istituzioni, quelli che credono che viviamo ancora in un mondo bloccato da due superpotenze contrapposte e che ci basti il posizionamento per galleggiare, che non si rendono conto che il tempo di cazzeggiare è finito da parecchio e che bisogna correre e sudare per mantenere livelli di vita accettabili perchè c’è una enormità di persone affamate che sono disposte, e stanno facendo di tutto, pur di accedere a migliori livelli di vita. Sono quelli convinti che non sia poi così grave se nei ruoli chiave ci metti l’amico incompetente anzichè le persone migliori, magari sconosciute ma venute fuori da una selezione rigorosa e senza rete di protezione. Visti in questo modo di “pensionati” ce n’è in tutte le generazioni.

  6. CoB

    @ piti

    Io rovescerei il problema: tu hai provato a diventare classe dirigente? Personalmente, per naturale evolversi delle cose, nel campo lavorativo mi sono trovato a passare dal fare al coordinare al gestire; ma le posizioni di vera e propria dirigenza, per me o per chi ha anche più capacità di me, sono inaccessibili perché riservate ad amici e parenti. Chi lascia per sopraggiunti limiti di età quasi sempre rientra dalla finestra e intanto lascia il posto al figlio. Insomma, il sistema mi sembra difficilmente scardinabile.

  7. Oznerol

    Poi si scocciano quando sentono: così la sinistra non vincerà mai/lo farete vincere per altri cent’anni/e varianti.
    Ma non c’è niente da fare: te lo strappano dal cuore.

  8. Carlo M

    CoB è vero, il problema 1 è che il sistema è difficilmente scardinabile. ma piti ha ragione: il problema 2 è che nessun esponente delle nuove generazioni sembra avere le palle per scardinarlo. guarda ad esempio i famosi “ggiovani” del piddì; parlano, parlano, ma quando si arriva al dunque nessuno di loro ha il coraggio di scatenare la guerra (la guerra vera, fino alla resa dei conti) contro chi da anni guida il partito. tutti evitano il contrasto e finiscono per accodarsi dietro alla propria choiccia protettrice.
    cito un caso contrario e scomodo, ma vorrei ricordare che a craxi bastò un congresso per mandare in soffitta la vecchia classe dirigente del psi. voi mi direte: “beh, bell’affare che fecero i socialisti”, è va bene, siamo d’accordo. ma non è questo il punto. il punto è che per subentrare a chi comanda, per conquistare il potere, bisogna essere lucidi, determinati, ambiziosi, sfrontati, e anche un po’ stronzi quando è il momento di esserlo. invece sti giovani del piddì sembrano tutti degli scolaretti, che fanno casino durante la ricreazione ma quando la maestra entra in classe si ammutoliscono.
    non bastano le idee nuove e i buoni propositi, bisogna anche avere la forza di imporsi.

  9. Karl

    Avesse detto “quattro mariuoli sfigati”, avrebbe avuto tutto un altro sapore.

  10. rafeli

    Questi “potenti” ricevono un messaggio da chi sta più in su di loro: e cioè che bisogna ossequiare la mafia. O quello che è. I poteri nascosti.

    Così poi quando incontrano qualcosa che lontanamente ci assomiglia, alla mafia, se la fanno addosso, e sono disponibili invece di sbattere le porte in faccia.

  11. Pingback: Questa terra bruciata dal sole « Arnaldo Gr

  12. Vasiliy Stepanov

    Direi che ha ragione Piti: quelli restano al potere, con tutti i loro limiti, perchè non si sono rimbecilliti dietro alle nuove tecnologie digitali. Non passano ore ipnotizzati su Facebook o GoogleEarth. Non sanno nemmeno che l’intelligenza collettiva della Rete li spazzerà via e poichè non lo sanno vanno avanti benissimo.
    Più seriamente, come disse un grande politico dell’età barocca al figlio che non si sentiva all’altezza: ‘non ti immagini quanto poco senno sia necessario a reggere uno Stato’. Non sono gli uomini e le loro talvolta modestissime virtù a tenere in piedi il sistema ma il sistema che tiene a galla gli uomini. In Italia il sistema s’è fossilizzato in maniera tale da evitare persino il ricambio generale normale in altri paesi. I giovani, convinti che i sempre nuovi gadget elettronici diano loro il controllo del futuro passano il tempo a cazzeggiare: i vecchi, che parlano molto al telefonino ma per il resto sono dei tecnonegati, gestino il potere con comodo passandolo, se necessario (tipo quando muoiono) ai figli…

  13. CoB

    @ Carlo M

    Se dici PD penso subito a Civati, le cui posizioni mi sembrano spesso condivisibili, ma non sostenute fino ad arrivare alla rottura.
    Però, visto che vivo in un contesto diverso ma simile, posso immaginare che la struttura in cui è immerso il-giovane-del-PD sia rigida come la mia, in cui prendo atto di non avere margini di manovra. Insomma, giudicare da fuori forse non è lo stesso, tu all’atto pratico che faresti? Escluso ovviamente uscire e fondare un nuovo partito o una nuova azienda.

  14. Martino

    P3 mi sembra una semplificazione giornalistica efficace. Stupida e approssimativa come tutte le semplificazioni giornalistiche che puntano a fare booom! Ma ci sta, si ricorda, e si fa presto a ripeterla con leggerezza.
    I 50enni i 40enni i 30enni… generazioni che non hanno cambiato una mazza, e non cambieranno nulla. I vecchi stanno lì perchè hanno tenacia, e cari miei, questi hanno vissuto la guerra (o meglio l’immediato dopoguerra). Sono migliori, e si meritano di stare dove sono, a pisciare con difficoltà da una prostata logora, in testa alle ex-ex-ex-nuove generazioni contenti di aggiornare ogni 5 minuti la propria pagina di facebook.
    Questa è una semplificazione stupida non-giornalistica.

  15. Carlo M

    CoB, che cosa farei io? Affronterei la dirigenza in maniera energica, sfidandola, anche a costo di perdere ed essere spazzato via; e se sentissi di non averne la forza mi ritirerei in campagna.
    Insomma rischierei. Ma Civati non mi sembra proprio il tipo che rischia.

    In America c’è certamente più spazio per le novità, ma Obama per arrivare alla presidenza ha dovuto battersi con i Clinton, affrontando la sfida, quando in molti gli suggerivano di desistere. Avrebbe potuto anche perdere no? E se avesse perso probabilmente la sua carriera politica sarebbe finita. Lui sì che ha rischiato.

    Vasiliy Stepanov, il tuo explicit cmq me lo segno, ché mi pare riassuma benissimo la situazione:

    “I giovani, convinti che i sempre nuovi gadget elettronici diano loro il controllo del futuro passano il tempo a cazzeggiare: i vecchi, che parlano molto al telefonino ma per il resto sono dei tecnonegati, gestiscono il potere con comodo passandolo se necessario (tipo quando muoiono) ai figli”

  16. Luca

    Che non si parlasse di questioni generazionali, l’ha spiegato qualcun altro. Poi se chi se la prende con le giovani generazioni sulla loro assenza presentasse il verbale dei propri sforzi per il miglioramento del paese, sarebbe sinceramente benvenuto.

  17. Carlo M

    per quanto mi riguarda, i miei sforzi per il miglioramento del paese li faccio tutti i giorni cercando di comportarmi con coscienza sul lavoro e onestamente con il mio prossimo, e non devo presentare alcun verbale visto che non ho un ruolo pubblico e non ho mai chiesto il voto a nessuno.

  18. piti

    Non si parlava di questioni generazionali.
    Ah beh, allora.

    Cioè, pensiamo che i limiti di stile e di cultura dei QPS (i quattro pensionati sfigati), quelli da commediola di Totò e Peppino (che guarda caso non sono esempi del terzo millennio, ma dell’Italietta del dopoguerra)siano qualcosa di disgiunto dall’appartenere a una certa generazione?

  19. mxaeal

    “I vecchi stanno lì perchè … Sono migliori, e si meritano di stare dove sono, a pisciare con difficoltà da una prostata logora, in testa alle ex-ex-ex-nuove generazioni…”

    Ancora con questa sciocchezza di misurare la capacità politica con l’età. I vecchi, i 50enni, i 40enni. Ma quando cominceremo ad avere un po’ di cultura politica meno approssimativa e giornalisticheggiante in questo paese?

    E che questi governanti siano migliori perché hanno fatto la guerra o immediate vicinanze, come la vogliamo considerare? Bufala dell’anno o scemenza del millennio?

    La cosa è stata ben scritta e ammetto di essermi divertito a leggerla. Ma il concetto che la regge è completamente sballato.

    Sia perché lorsignori non hanno fatto alcuna guerra. Sia perché, se mai, più che farla l’avrebbero persa (e per questo i loro genitori si sono dimostrati più che sufficienti…;-)

    Sia perché essendo ladri di polli l’unica guerra che potrebbero fare è quella per il miglior cosciotto.

    Sia, infine, e soprattutto, perché se aver fatto la guerra rendesse governanti migliori, dovremmo tutti vivere nell’idolatria di Hitler, Mussolini, Stalin e tutti gli altri.

    E persino Berlusconi, che in guerra ci si ficca eccome, dovrebbe migliorare di giorno in giorno e passare gradualmente da dilettante a statista.

    La realtà dimostra clamorosamente che non è così.

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  22. laura

    per me invece è (anche)una questione d’età
    ci dovrebbero essere più 30enni (ma anche 20enni)

    anche se scemi
    cmq capirebbero meglio certe cose

  23. Milo

    tutte opinioni rispettabili,ma la vera rivoluzione secondo me per sradicare dal potere e dalle sedie questi faccendieri e politici vecchi si fa con le donne che devono essere messe nelle condizioni di contare di più politicamente.tuttavia questo necessita anche del sostegno di noi uomini,ovvio per chi ha capito il valore politico morale e culturale delle donne.devono incidere di più sulle decisioni del paese e sono meno “faccendiere” di certi soggetti.

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