Una generazione composta non trovo immagine più efficace – in buona misura da cavallette. Politici – a destra come a sinistra – che hanno fatto quanto potevano per impedire (e ci sono riusciti!) che si facesse a tempo debito quanto poteva dare ai più giovani prospettive meno incerte e che oggi (visto che gli stessi giovani sono diventati elettori) sono i primi a manifestare viva preoccupazione per le loro sorti. Sindacalisti capaci di tradire la loro missione per dare a chi aveva già avuto togliendo a chi ancora non aveva. Giornalisti della domenica capaci di vedere il problema solo quando è ormai troppo tardi. Adulti – uomini e donne, a destra e a sinistra – che per due decadi non hanno esitato a consumare quel che c`era e, soprattutto, quel che non c`era. L`anomalia vera è la mia generazione: la stessa che oggi guarda i più giovani con occhio umido e li considera come una sfortunata eccezione.
(Nicola Rossi sui suoi coetanei sessantenni)
Non ho capito: un senatore che si immola capro espiatorio di una intera generazione? Quale encomiabile megalomania!
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Temo che le “decadi” siano state più di due.
Grande Nicola Rossi, ho già avuto modo di scriverlo sul Post.
Allora, se la situazione è questa, io credo che i trentenni di oggi, come me, dovrebbero evitare di ripetere lo schema.
Cerchiamo di capire adesso come rendere migliore l’Italia in favore di quelli che ancora non sono sul mercato odierno del lavoro, perché stanno ancora studiando.
Non lo dico per giovanilismo estremizzato, ma per varie ragioni:
1) per evitare di invecchiare lamentandoci, e ritrovandoci uguali identici alla generazione che ci ha “bistrattato”, bisogna sacrificarsi un po’.
2) Se lasciamo tutto com’è, allungheremo semplicemente la fila in cui siamo bloccati noi in attesa che qualcuno ci dia un posto di lavoro (è l’atteggiamento delle associazioni di precari nella scuola -io sono un insegnante-, ma non solo).
3) Nel facilitare loro un po’ la vita, la semplifichiamo anche a noi.
Io parlo per il pubblico, perché vi sono dentro: non è possibile che la mia anzianità di servizio diventi un ostacolo per chi è più giovane di me. La mia esperienza mi dà già un vantaggio, senza che ci si metta la burocrazia.
Da quarantenne mi trovo molto d’accordo ed è paradossale che sia stata la generazione che ha fatto / vissuto il 68 a combinare questo casino.
Accettiamo il fatto che di giovani ormai ne abbiamo pochini. Meglio usare quelli degli altri. Che la rivoluzione la facciano i nostri immigrati, adeguatamente cittadinizzati. Li vedo più preparati.