Terrapin

La colonna sonora coeva e “generazionale” è diventata da tempo un attributo prezioso per molti film che raccontano un periodo dello scorso secolo e un pezzo della sua cultura, di cui la musica è solida parte. Vale per “Il Grande Freddo”, per “Almost famous”, per “Boogie nights” e ce ne sono a decine. Gli autori di “Après mai”, film francese sulla generazione dei giovani cresciuti subito dopo il Sessantotto tra l’impegno politico e ambizioni di sovversioni culturali e cinematografiche, hanno pensato allo stesso meccanismo raccogliendo una serie di canzoni dei primi anni Settanta, dal suono molto omogeneo e monocorde tra il folk e la psichedelia (con qualche eccezione, come la più familiare “Green Onions”, già usata tra l’altro in “American graffiti” e “Quadrophenia”). Ma il pezzo più efficace e ipnotico è quello che apre la raccolta, e apriva anche il primo disco da solo di Syd Barrett, fondatore dei Pink Floyd, pubblicato dopo che la band lo aveva affettuosamente escluso in considerazione delle sue bizzarrie e inaffidabilità (a loro volta legate in parte al suo carattere e in parte ad abbondanti usi di LSD): si chiama “Terrapin” ed è una specie di ninna nanna di pesci, cieli e testuggini, allora praticamente improvvisata e incisa da Barrett, come diverse parti del suo disco.

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